La regina Ursula e la sua corte, ecco chi sono gli uomini chiave della nuova Europa
Il von der Leyen bis parte con una maggioranza esilissima nei numeri all’Europarlamento. Un esecutivo mai così fragile eppure decisivo per il futuro della Ue: ritratti dei protagonisti
Nel momento più teso del dopoguerra europeo, in una stagione segnata dai conflitti alle porte e dall’economia fragile come un’ostia maledetta, decolla la Commissione Ue politicamente più debole di sempre.
Ha il sostegno di appena 370 dei 720 eurodeputati, è priva di una maggioranza di riferimento e navigherà a vista. Il secondo mandato della presidente Von der Leyen non promette certezze, ma la palla è rotonda anche nella gestione delle crisi, e allora sarà meglio che si giochi la partita sino in fondo.
Il destino non è segnato: il team Ursula deve dare la rotta del rilancio e spingere le capitali a seguirla per battere il declino che s’affaccia. Da oggi i ventisette commissari sono in carica.
Nella squadra non ci sono superstar, ma su alcuni conviene tenere un riflettore. Bene o male, saranno loro a fare la Storia.
The Queen
Sì, la chiamano “la Regina”. Nella definizione c’è una punta di veleno, generata dal centralismo tecnocratico con cui l’ex dottoressa tedesca, comparsa dal nulla cinque anni fa al vertice della Commissione, ha gestito la prima presidenza.
Von der Leyen, 66 anni, ha un’ossessione per il controllo. Ha costruito il suo esecutivo assicurandosi che nessuno possa decidere da solo e che tutto passi sul suo tavolo.
Punta a un ruolo politico determinante, e ha messo le vele al vento del centrodestra, in attesa delle elezioni tedesche. Ha irritato i socialisti appoggiandosi a Fratelli d’Italia.
Le strategie e le leggi che proporrà all’Europa incontreranno vita difficile in Consiglio e Parlamento, a partire da Clima e Migrazioni. Avrà molti nemici. Il giudizio sull’onore va sospeso per qualche anno.
Le quattro vice esecutive
I numeri due vengono da Grandi Paesi. L’eccezione è Kaja Kallas, estone, liberale, avvocato, ex premier come il padre: sarà l’alto rappresentante per gli Affari esteri, il primo ad aver avuto la madre deportata dai russi in Siberia, il che anticipa come affronterà lo Zar Putin.
La socialista spagnola Teresa Ribera, odiata e temuta dai popolari, si occuperà di quello che ama di più, ovvero la lotta al cambiamento climatico: è tecnocrate come Ursula, ma più a sinistra.
Henna Virkkunen, popolare finlandese, è una nerd tecnologica col portafoglio adeguato, maratoneta e appassionata di cavalli, il che le dà un argomento in più con “la Regina”.
La socialista romena Roxana Mînzatu, coordinerà “Gente e Competenze”, deve dunque “fare cose”: l’esperienza governativa ai fondi di coesione non basta a evitarle la nomea di “debole”; ama postare fiori su Instagram.
Due sfidanti
L’austriaco Magnus Brunner, vice esecutivo in quota popolare, ha la fama di duro nonostante le frequenti cadute dallo scooter con cui va in giro: sebbene fosse ministro delle Finanze, ha avuto il portafoglio Interni e migrazioni, certo grazie alla fama di persona affabile e tessitore di compromessi.
Il liberale francese Stéphane Séjourné, è un giovane tecnocrate trasformato in politico, confidente di Macron, già ministro degli Esteri: può duellare con Ursula, malgrado il mandato alleggerito rispetto al passato e la debolezza della Francia.
Il culo di pietra
La definizione è apparsa fra virgolette, in italiano, nel profilo che Politico ha dedicato a Raffaele Fitto, interpretata per dire che si tratta di lavoratore solido e misurato.
Si potrebbe discutere, ma anche no. Il ministro per gli Affari europei era l’unica carta buona che Roma custodiva nel mazzo. Democristiano nel midollo, l’uomo di Maglie aveva ogni chance di passare le secche del Parlamento, e così è stato. Si ritrova un portafoglio ricco che, però, non è ciò che sembra.
La Coesione comporta più amministrazione che direzione politica. Oltretutto, la filosofia di fondo sarà cambiata introducendo elementi di vincolo sinora assenti per le erogazioni, riforma attribuita alle mani del polacco Piotr Severin. Ci sarà battaglia.
Tre per tutti
Occhio a Andrius Kubilius, lituano di lungo corso, popolare, destinato alla Difesa, questione che gli interessa da vicino anche per ragioni geografiche, oltre che per i dubbi sul sostegno americano e le minacce russe: dovrà convincere molte capitali ad andare oltre il proprio ombelico.
Lo stesso tocca a Christophe Hansen, lussemburghese, cristiano democratico poliglotta, chiamato per rivedere i contorni della politica agricola, che si vuole con più investimenti e meno mance, il contrario di ciò che invocano molte organizzazioni di categoria anche da noi.
Simile è la missione del falco olandese Wopke Hoekstra, già all’Economia e agli Esteri, meno di destra del suo governo, ma sempre un duro: si occuperà di clima e crescita pulita, col sospetto che possa essere più vicino all’industria che ai cittadini. Ne sentiremo parlare.
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