Fratelli d’Italia pronto a stoppare il terzo mandato di Fedriga: scontro in Cdm
Botta e risposta tra Roberto Calderoli e Francesco Lollobrigida. Il partito di Meloni minaccia di impugnare la legge approvata dal Trentino. Dietro la querelle, la trattativa sul Veneto


E ora Fratelli d’Italia ipoteca non solo la Lombardia, ma anche il Friuli Venezia Giulia, anche se entrambe andranno al voto nel 2028. Il botta e risposta andato in scena mercoledì 30 aprile in consiglio dei ministri tra Roberto Calderoli e Francesco Lollobrigida sul terzo mandato di Massimiliano Fedriga, fa capire quanto al partito della premier bruci dover rinunciare ad una candidatura per governare il Veneto che andrà alle urne (salvo sorprese) in autunno.
Tanto che Fdi minaccia di impugnare la legge approvata dal Trentino per il terzo mandato del presidente della Provincia autonoma, Maurizio Fugatti della Lega: al fine di stoppare sul nascere la volontà di Fedriga (confermata in un vertice di maggioranza due giorni fa, con il governatore collegato dal Giappone), di far approvare una legge analoga per la sua regione autonoma che gode dello Statuto speciale.
Bloccare il Trentino per stoppare Fedriga
Insomma, un tiro di sponda, che passa dal Trentino per scacciare la palla dalla buca del Friuli Venezia Giulia, che dimostra la precisa intenzione di Fdi di ipotecare le candidature delle regioni del nord per togliere il terreno sotto i piedi alla Lega di Matteo Salvini.
Anche in Friuli Venezia Giulia. «Si approfondirà il tema dello statuto speciale e dei suoi limiti - avverte Lollobrigida – perché gli statuti speciali sono di carattere organizzativo. I diritti di elettorato passivo e attivo sono identici in tutta Italia. Lo ritengo acquisito».
La legge per il terzo mandato trentino, che il governo ha tempo di impugnare alla Consulta entro il 18 maggio, è stata varata il 9 aprile, lo stesso giorno in cui la Corte Costituzionale ha bocciato il terzo mandato di Enzo De Luca e di conseguenza di Luca Zaia.
Un provvedimento passato con 19 voti a favore e 16 contrari, che ha causato una profonda spaccatura della maggioranza di centrodestra della regione autonoma, con Fdi schierata sul no a Fugatti ma finita per questo in pezzi: due consiglieri, disobbedendo all’ordine di scuderia da Roma, hanno votato a favore e si sono dimessi dal partito contestando la gestione centralistica.
Lo scontro in Consiglio dei ministri
Ad evocare l’impugnazione della legge trentina è stato il ministro dell’Agricoltura, che in consiglio dei ministri è il capo delegazione del partito di Meloni.
«Dovremmo parlare del terzo mandato per le Regioni a statuto speciale», ha detto Calderoli ad un certo punto, analizzando le varie leggi regionali come di consueto. «Si può certamente ragionare di eliminare il numero dei mandati, ma con legge nazionale», ha ribattuto Lollobrigida, spalleggiato dalla ministra Elisabetta Casellati di Forza Italia, che ha fatto le veci di Tajani, assente come anche Salvini, dalla riunione.
«Fdi in Trentino ha votato contro il terzo mandato non nel merito – ha sostenuto Lollobrigida - bensì sul metodo. E sarebbe illogico certificare che in Trentino o in Friuli o in Sicilia vale una regola che non vale nelle altre Regioni. Questo aprirebbe uno scenario molto complesso. Dopodiché, se la legge verrà impugnata, sarà la Corte ad entrare nel merito e comunque prima del rinnovo del consiglio provinciale di Trento».
Dietro la querelle, la trattativa sul Veneto
Ad alimentare le speranze dei leghisti però è la stessa sentenza della Consulta sulla Campania, che limita l’obbligo di due soli mandati alle regioni a statuto ordinario. «La sentenza della Corte costituzionale – ha fatto notare infatti Fedriga - esclude le regioni a statuto speciale, compreso quindi il Friuli Venezia Giulia. Adesso sarà il Consiglio regionale ad occuparsene».
La questione è aperta, ma dietro lo scontro sulle candidature di regioni che vanno al voto tra un’era geologica, c’è la partita in seno al centrodestra per mettere a posto le caselle del Veneto, a cominciare dalla candidatura a governatore e giù a scendere: una trattativa, quella sì, da mandare in porto entro un mese e quindi molto più stringente.
Che vede la premier intenzionata - a quanto pare – a cedere la poltrona di Zaia ad un candidato leghista e proprio per questo affatto disposta a cedere pure le altre due regioni forti del nord quando sarà il momento. Della serie, se il Veneto resta a voi, sulle altre due, Lombardia e Friuli, non fatevi illusioni.
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