Fratelli d’Italia-Lega, il duello a Nord Est

Bufera su Fugatti a Trento. Urso: «Armi contundenti contro di noi». Foti: «Penso che le rappresaglie in politica non portino mai bene». Calderoli: «Un errore legare i principi alle singole situazioni»

Enrico Ferro
Meloni insieme a Tajani e Salvini
Meloni insieme a Tajani e Salvini

In Fratelli d’Italia la gerarchia è sacra e nessuno si azzarda a metterla in discussione. Dunque quando a parlare è un ministro, difficilmente accade senza che Giorgia Meloni ne sia al corrente o che, idealmente, approvi.

Un preambolo doveroso prima di provare a spiegare una nuova giornata di scintille tra Lega e FdI. Ormai il fronte del Nord Est si sta allargando: dopo il Veneto e il Friuli Venezia Giulia ora è Trento che ribolle. Il giorno dopo l’impugnazione da parte del governo della legge che avrebbe consentito un terzo mandato a Maurizio Fugatti nella Provincia autonoma di Trento, il presidente leghista ha tolto le deleghe e la vicepresidenza all’assessora di FdI Francesca Gerosa. Un fallo di reazione netto, che non è proprio piaciuto in via della Scrofa.

«Chiedo che si rispettino gli accordi sottoscritti e consacrati con gli elettori», ha detto Adolfo Urso, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, venerdì al festival dell’Economia di Trento, rivolgendosi direttamente a Fugatti e alla Lega. Urso arriva addirittura a parlare di «arma contundente usata contro chi rappresenta Fratelli d’Italia nella Giunta provinciale».

Il ministro del governo Meloni ha voluto sottolineare anche i buoni rapporti con gli alleati a Roma. «Ci aspettavamo che lo stesso facessero gli enti locali a guida della Lega», ha sottolineato. «Se ciò che ha fatto Fugatti lo avessimo fatto noi, capite bene... Ci auguriamo, chiediamo, esigiamo, che il presidente Fugatti e la Lega in ogni contesto applichino i criteri di piena e leale collaborazione con gli organi dello Stato e rispettino gli alleati. L’accordo sottoscritto prima della campagna elettorale vedeva in Francesca Gerosa, espressione di FdI, la vicepresidente della giunta».

Se ancora non fosse chiaro, arrivano parole anche più dure: «Credo che Francesca Gerosa sia la vittima di una ritorsione politica». Urso allarga il raggio d’azione dicendo la sua anche sul terzo mandato. E sono bordate anche per Zaia e Fedriga. «Non riesco a capire se il problema del terzo mandato riguarda le specificità della Provincia autonoma di Trento, o quelle delle Regioni autonome come il Friuli Venezia Giulia, o quelle di una delle regioni ordinarie italiane come il Veneto, perché ogni volta viene data una giustificazione diversa. O è semplicemente la necessità di mantenere comunque il potere, a prescindere».

Sempre da Trento arriva anche la presa di posizione di un altro ministro di FdI, Tommaso Foti. Parte con una battuta ma poi non le manda a dire: «Potrei dire che c’è stata una “Fugatti” in avanti. Gerosa rimane la mia vicepresidente, così sgombriamo il campo dagli equivoci. Penso che le rappresaglie in politica non portino mai bene». E chi ha orecchie per intendere...

Anche la crisi in Friuli Venezia Giulia è cominciata con l’intervento di un ministro, quello di Luca Ciriani contro la sanità regionale. Insomma è ormai evidente l’insofferenza dei Fratelli d’Italia a Nord Est, per le rappresaglie che la Lega continua a mettere in atto nell’ottica di osteggiare il cambio di governance.

Inutile negarlo, il 37% raggiunto alle politiche e alle europee ha fatto alzare la testa agli esponenti di FdI, dopo anni di irrilevanza politica determinata dallo strapotere leghista. Ora però le carte in tavola sono cambiate e i colonnelli vicini a Giorgia Meloni sono riusciti a trasferirle questa istanza territoriale forte. Parlamentari come Raffaele Speranzon, Ciro Maschio e Luca De Carlo hanno convinto la premier a giocare fino in fondo la battaglia per esprimere il candidato alla presidenza in Veneto. Soprattutto tenendo conto di quella che è oggi è la fotografia a livello politico, con un Nord Italia senza nessuna regione amministrata da quello che ora è il primo partito a livello nazionale. Al tavolo del centrodestra previsto per lunedì, Meloni porterà il nome di Raffaele Speranzon.

«Discutiamo pure, ma se la battaglia per il terzo mandato è un grimaldello per consolidare posizioni ottenute quando i rapporti di forza tra noi e la Lega erano altri, non va bene», mette in guardia Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo di FdI, anche lui molto vicino alla premier. «La classe dirigente di FdI al Nord ha tutto il diritto di rivendicare spazio».

A fine giornata il ministro leghista Roberto Calderoli prova ad abbozzare una risposta complessiva: «Mi sembrava legittimo che Trento potesse mettere il numero dei tre mandati. Il peggiore errore che possa fare un legislatore e la politica è legare i principi rispetto alle singole situazioni contingenti».

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