Fedriga: «Questione Nord? Senza strappi, ma va affrontata»
Intervista al presidente del Friuli Venezia Giulia: «Non esistono due Leghe, però con Zaia, Fontana e Fugatti diamo voce alle istanze del Settentrione. I blocchi centralisti vanno forzati»

Allergico ai crostacei, appassionato di carni varie, alieno dal consumo di vino. Ma al “patto del sushi” con i colleghi governatori di Lombardia (Attilio Fontana), Veneto (Luca Zaia), Trentino (Maurizio Fugatti) nei giorni scorsi a Mestre ha pur partecipato e brindato. Perché anche Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, ritiene che «la questione settentrionale esiste e va riportata al centro del dibattito politico nazionale. I nostri cittadini, le imprese, le categorie ci chiedono maggiore attenzione e maggiore autonomia».
Possibile parlare di maggior autonomia, in una stagione in cui appaiono tanti indizi di un nuovo centralismo dello Stato?
«Roma esprime una forza centralizzatrice che tante volte non riguarda la politica. Da sempre gli apparati costituiscono blocchi di potere reale anti-territori, per cui servono forzature importanti, dalla sanità alle attività produttive, dalle infrastrutture all’autonomia. Un percorso, quest’ultimo, estremamente difficile e però con qualche passo avanti».
Un errore rinunciare alle liste civiche dei governatori. Oggi in Veneto avremmo più consiglieri
Che senso ha il “patto del sushi”? Forse che esistono due Leghe?
«Dovevamo incontrarci da tempo, ma poi ci siamo ritrovati simbolicamente per dare supporto a Luca. Siamo governatori del Nord, portiamo avanti le istanze del Nord, ma senza una organizzazione o una contrapposizione interna al partito. Non esistono due Leghe e non esistono patti».
Ne deriva, per puro esempio, che lei condivide il pensiero politico del vice segretario Roberto Vannacci?
«Vannacci esprime alcune idee condivisibili, altre come le letture sulle leggi razziali assolutamente distanti dal nostro mondo e non accettabili. Ma è solo uno dei quattro vicesegretari, in fondo noi abbiamo un segretario che si chiama Matteo Salvini. E le ultime elezioni regionali dimostrano l’estrema importanza del radicamento sul territorio e della rappresentanza dei temi territoriali».
Che cosa insegna il voto in Veneto, in particolare?
«Che occorre rispettare l’elettore. Che ha scelto Alberto Stefani con Luca Zaia, premiato per la buona amministrazione garantita lungo 15 anni. Diciamo chiaramente che nessuno si aspettava una simile valanga di preferenze e nemmeno un dato così alto per la Lega. Zaia è stato determinante, un campione assoluto e che avrebbe di sicuro ottenuto risultati ancora migliori se avesse potuto mettere in campo una lista civica con il proprio nome. Se siamo il partito del territorio, è naturale e coerente che Zaia sia un formidabile valore aggiunto, come si è dimostrato nei fatti».
Alla luce di queste elezioni, penso si possa riaprire la discussione sul terzo mandato
Ma allora chi ha cercato di spegnere Zaia durante tutta la fase pre-elettorale?
«Mi risulta sia stato Salvini a chiedere a Zaia di spendersi in prima persona. Dopodiché, alla sinistra e forse anche a qualche alleato non faceva piacere avere in campo un competitor così forte, anzi un fuoriclasse, che potesse sovvertire ogni previsione. Lui ha colto la sfida. Da qui in avanti, può fare di tutto, credo anche all’interno del partito. Sta a lui e a Salvini scegliere».
In fondo, il tema del valore della civica era emerso anche nelle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia due anni e mezzo fa.
«In qualche modo, in effetti, la civica che portava il mio nome e che in un mese e mezzo, dal suo lancio, ha raccolto il 18% dei consensi, ha anticipato il fenomeno Zaia. Si dimostra che una civica ben radicata e motivata può rivolgersi a un elettorato più esteso di quello che il centrodestra può raggiungere: noi arrivammo al 64% totale. Che è un numero del tutto simile al gradimento sul governo regionale monitorato nel tempo per via di sondaggi in Friuli Venezia Giulia. Avessero consentito la Lista Zaia, il centrodestra in Veneto avrebbe oggi tanti consiglieri regionali in più».
Diceva Andreotti che «il potere logora chi non ce l’ha». E gli elettori, su Zaia che stava al potere da 15 anni, si sono espressi chiaramente.
«Potremmo cogliere in questo concetto subliminalmente, se non interpreto male, anche una riflessione sul tema dei mandati. Nel caso delle elezioni dirette, come per il sindaco e il presidente di Regione, il numero dei mandati lo farei scegliere a chi vota. Penso che ora, anche alla luce di queste votazioni, la discussione politica e non solo tecnico-giuridica sul terzo mandato si possa riaprire serenamente, anche perché siamo fuori da tornate elettorali imminenti. Dico solo che chi governa una Regione o un municipio è sottoposto a mille controlli, non siamo mica come Trump che può firmare tutti i provvedimenti esecutivi che vuole. Rendiamo conto di tutto».
La mia Regione ha grandi disponibilità di finanza pubblica e sarà cosi anche per i prossimi anni
A proposito di conti e di autonomia, il tema del raffronto fra Regioni a statuto ordinario e a statuto speciale è sempre aperto. Ritiene davvero che il percorso dell’autonomia differenziata si possa aprire?
«Dopo tanti anni di annunci, i primi passi ci sono con l’iniziativa del ministro Calderoli. Ma vorrei anche dire che l’autonomia non è data una volta e per sempre, piuttosto materia di negoziato costante con lo Stato. Nel 2018, la Regione Friuli Venezia Giulia aveva una manovra finanziaria complessiva di 4,1 miliardi di euro, nel 2024 stava a 6,2 miliardi. Dipende dal fatto che, in un serrato negoziato con Roma, abbiamo dimezzato il nostro contributo al saldo di finanza pubblica, scendendo a 400 milioni. Ma dipende soprattutto dal fatto che, vivendo di compartecipazioni a tasse e tributi, godiamo del buon andamento dell’economia regionale. Non è accaduto per magia, però, questo ciclo dell’economia, ma anche per effetto delle politiche espansive - se volete keynesiane - realizzate dalla Regione verso imprese e cittadini. Faccio solo un paio di esempi: penso a più di 300 milioni di euro di contributi a fondo perduto per impianti fotovoltaici o a una posta quintuplicata a favore delle famiglie. Ma se volete, posso anticipare che garantiremo decine di milioni di euro nella prossima manovra a sostegno degli alluvionati della nostra regione».
Ma questi livelli di finanza pubblica regionale si sono stabilizzati o sono destinati a scendere?
«Ci sono tante variabili, in primis la congiuntura economica. Ma penso che per i prossimi anni avremo una manovra stabile con un bilancio forte».
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