Vučić in visita da Xi Jinping: «Pechino partner affidabile per la Serbia»
Il bilaterale dei presidenti: «Fra i due Paesi un’amicizia di ferro, il leader cinese vicino nei momenti più difficili sul fronte economico e sanitario». L’ombra di Vladimir Putin

Dopo la comparsata a Mosca, alla parata militare per l’Ottantesimo della vittoria sul nazismo, un’altra visita – stavolta a Pechino – che farà a lungo discutere. E che rischia di essere letta dalla Ue come l’ennesimo schiaffo tirato alle aspirazioni di adesione.
Si tratta del viaggio in Cina del presidente serbo Aleksandar Vučić, unico leader balcanico – in buona compagnia con lo slovacco Fico, – ad aver partecipato a Pechino alle celebrazioni per la vittoria cinese sul Giappone e per la fine della Seconda guerra.
La visita è stata occasione non solo per dimostrare vicinanza alla Cina, ma anche per incontri bilaterali di peso che confermano l’atteggiamento di Giano Bifronte della Serbia, fonte di frequenti attriti con la Ue che, sulla carta, rimane obiettivo strategico di Belgrado.
Lo si è visto giovedì, nell’incontro tra Vučić e il presidente cinese Xi Jinping. «Noi vediamo la Cina come un partner serio e affidabile e il presidente Xi ci è stato vicino nei momenti più difficili sul fronte economico e su quello sanitario», ha detto Vučić facendo riferimento al vaccino cinese anti-Covid arrivato in Serbia ben prima che qualcosa di simile fosse disponibile nella Ue.
E pure «in senso politico», ha affermato il presidente serbo dopo il bilaterale. Bilaterale in cui si è consolidata una «amicizia di ferro» tra Serbia e Cina, ha detto Vučić, che ha evocato nuovi investimenti di Pechino nel Paese balcanico e un rafforzamento della già strettissima cooperazione economica e commerciale, ma anche militare.
«Voglio ringraziarla per il fatto che il nostro interscambio commerciale e la nostra reciproca offerta di servizi mai sono stati così intensi nella nostra storia», ha detto Vučić a Xi, confermando anche l’apprezzamento della Serbia alla cosiddetta Iniziativa di governance globale annunciata da Pechino. E Xi? Ha avvalorato il concetto di «amicizia di ferro» con la Serbia, promettendo che si lavorerà ulteriormente per rafforzarla in un «mondo turbolento».
Ma Vučić, in Cina da martedì, non si è limitato a vedere Xi: ha anche avuto un nuovo colloquio con Putin proprio a Pechino, rassicurando la Russia sul fatto che la Serbia – malgrado le pressioni Ue – non imporrà sanzioni a Mosca. Non solo. Belgrado spera, ha svelato sempre Vučić, di «preservare e migliorare la collaborazione», in particolare sul fronte «dell’energia».
È un riferimento non solo al gas russo, ma anche al futuro oleodotto verso l’Ungheria, inviso a Bruxelles e pensato per far affluire greggio da Mosca a Belgrado. E si è parlato anche di un impegno «di Rosatom», in una Serbia dove il nucleare comincia a diventare tema da non trascurare.
«Noi rispettiamo il corso indipendente che la Serbia porta avanti in politica estera sotto la sua leadership», ha detto da parte sua Putin, sottolineando che si è trattato del secondo incontro con Vučić in pochi mesi. È questo un particolare che non deve essere sfuggito neppure alla Ue.
Dopo i rinnovati abboccamenti con Xi e soprattutto con Putin, «la Serbia deve convincerci del suo orientamento strategico verso la Ue e dimostrare un credibile impegno verso i valori europei», ha fatto sapere la Commissione europea in una dichiarazione al portale European Western Balkans; ma Vučić ha ricordato che anche la Commissione è andata in visita in Cina.
Orientamento che, tuttavia, appare sempre più indebolito, anche presso l’opinione pubblica. L’Eurobarometro ha svelato che ormai solo il 33% sostiene l’adesione alla Ue – il minimo storico nei Balcani – e che i serbi si fidano più di Russia e Cina.
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