Vučić va a Mosca e sfida l’Ue: «Punite me, non la Serbia»

Oggi parteciperà alla parata militare che celebra la vittoria sul nazifascismo disertata da gran parte dell’Occidente. Inascoltati gli avvisi di Bruxelles

Stefano Giantin
Il presidente serbo Aleksandar Vučić al suo arrivo a Mosca (Ansa)
Il presidente serbo Aleksandar Vučić al suo arrivo a Mosca (Ansa)

I consigli e gli ammonimenti dell’Europa non hanno sortito effetto. E allora si mettano pure in conto misure punitive da parte di Bruxelles, ma che non ricadano sul Paese, bensì solo sulla sua leadership. È il temerario messaggio, destinato a far discutere, lanciato dal presidente serbo Aleksandar Vučić, ancora accerchiato in patria delle proteste degli studenti e oggetto di critiche per il viaggio «fiasco» negli Usa, secondo le opposizioni.

Ma Vučić ha deciso malgrado tutto di aggiungere altra carne al fuoco, sfidando l’Ue. Lo ha fatto atterrando a Mosca, dove oggi parteciperà – quasi un unicum tra i leader politici europei – alla grande Parata militare per la Vittoria sul nazifascismo, disertata da gran parte dell’Occidente, Europa e Usa in testa, con Washington che non manderà alcun suo rappresentante. Partecipare alla parata «non sarà preso con leggerezza dall’Europa», aveva avvisato l’Alta rappresentante Ue agli Esteri, Kaja Kallas.

Malgrado gli avvertimenti, non tutti hanno deciso di boicottare l’evento. Oltre al premier slovacco Robert Fico, infatti, davanti al Cremlino ci saranno appunto Vučić, affiancato dal leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, ricercato in patria, un habitué a Mosca e alla corte dell’alleato Putin. Con loro, i leader di Cina, Corea del Nord e Brasile (Lula) e di svariati Paesi asiatici e africani. «Attendiamo 29 leader» mondiali, rispetto ai soli nove dell’anno scorso, ha precisato il consigliere presidenziale di Putin, Yury Ushakov.

Fra i 29, anche Vučić, atterrato a Mosca dopo una vera e propria odissea. L’aereo presidenziale serbo, infatti, ha dovuto fare scalo a Baku, dopo che Estonia e Lituania hanno vietato il sorvolo ai velivoli diretti in Russia, inclusi quelli in arrivo da Brasile e Cuba, perché «non intendiamo sostenere la parata del 9 maggio in alcun modo», ha ammesso il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna. Vučić, alla fine, a Mosca ci è comunque arrivato.

E dalla capitale russa ha lanciato svariati messaggi, in diretta via telecamere della Tv pubblica serba, sullo sfondo il Cremlino. Il leader serbo per prima cosa si è detto orgoglioso della sua presenza a Mosca. «Decine di milioni» di soldati sovietici «morirono affinché oggi noi possiamo vivere, non abbiamo diritto alla revisione della storia e sono contento di partecipare alla commemorazione della lotta contro il fascismo». Altri tempi. Quelli attuali vedono invece la Russia come Paese aggressore, paria a Occidente. E andare da Putin potrebbe avere conseguenze pesanti per la Serbia.

«Se l’Ue vuole punire qualcuno, punisca me», non la Serbia, ha allora sostenuto Vučić, ricordando che Mosca «non ha riconosciuto l’indipendenza del Kosovo» e anche per questo, oltre che per il gas, gioca un ruolo chiave, per Belgrado – ma la Serbia continua a mantenere come obiettivo strategico la Ue, ha assicurato.

Belgrado, dunque, si sarebbe attesa maggior «comprensione» da parte europea. Invece di «dimostrarsi comprensivi, cosa che sarebbe stata logica», hanno scelto la strada delle minacce camuffate da consigli, ha suggerito Vučić – che ha precisato di attendersi misure punitive da parte della Ue.

A dar man forte a Vučić oggi ci sarà anche, come detto, Milorad Dodik, che via X, dopo l’atterraggio, ha laconicamente scritto «Mosca è una bella città». Con lui, anche il presidente del Parlamento serbo-bosniaco Nenad Stevandić, pure lui destinatario di un mandato d’arresto emesso dalle autorità centrali di Sarajevo per attentato all’ordine costituzionale. —

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