Undicimila paia di scarpe: così Sarajevo ricorda le vittime del lungo assedio
«La Strada del ricordo»: il Comune e il Memoriale cittadino lanciano l’iniziativa in vista dell’anniversario dell’inizio della tragedia

SARAJEVO Mai dimenticare. È l’imperativo morale che non si spegne – e come potrebbe – in luoghi che hanno patito enormi sofferenze. E che anche dopo decenni desiderano perpetuare la memoria, un dovere, soprattutto in un Paese – la Bosnia-Erzegovina – dove ancora in troppi glorificano criminali di guerra come Ratko Mladić e Radovan Karadzić. O negano l’ampiezza e l’intensità dei crimini commessi. Luoghi come Sarajevo, città che fu sottoposta al più lungo assedio della storia europea moderna, dall’aprile 1992 al febbraio 1996, 1.425 giorni sotto il fuoco delle granate e il tiro dei cecchini serbo-bosniaci.
Le vittime furono oltre 11mila, tra cui un migliaio di bambini. E anche quest’anno saranno ricordate a inizio aprile, con cerimonie e nelle case, tra sopravvissuti e famiglie delle vittime. Ma il 2024 sarà anche l’anno di una iniziativa destinata a far parlare ben oltre i confini della Bosnia. È quella proposta, in coordinamento con il Comune, dal Memorijalni centar Sarajevo, che ha avuto l’idea di lanciare un appello non solo ai sarajevesi, ma a tutti i bosniaci, rimasti o emigrati.
Si chiamerà «La Strada del ricordo», ha spiegato il Memoriale, e prevede che nel cuore della città, su quelle strade dove un tempo la gente correva per evitare le pallottole, siano collocate 11.525 paia di scarpe, una per ogni sarajevese ucciso durante l’assedio. Le prime sono già state piazzate in questi giorni sulla via Ferhadija, nel pieno centro di Sarajevo, per sensibilizzare la popolazione su un’iniziativa dal grande impatto mediatico. L’iniziativa, hanno spiegato dal Memoriale, «vuole onorare tutti i cittadini di Sarajevo che persero la vita durante il più lungo assedio della storia moderna». E quelle scarpe, donate dai sarajevesi di oggi, ricorderanno quelle di chi fu ucciso, dei troppi «civili innocenti ammazzati» dagli sgherri di Mladić, in agguato sulle montagne sovrastanti la città.
La strada della memoria «simboleggia i passi degli uccisi» e «il vostro contributo aiuterà a costruire una cultura del ricordo, oltre a onorare chi perse la vita» tra il 1992 e il 1996, hanno aggiunto gli organizzatori dell’iniziativa, che si chiuderà il 5 aprile, quando a Sarajevo dovrebbe essere stato raggiunto l’obiettivo delle 11.541 paia di scarpe sul selciato. Quel giorno «speriamo di dare il giusto tributo alle vittime, ai bambini uccisi», ha spiegato Merisa Turković, del Memoriale, alla presentazione del progetto. Fra i primi donatori il premier del Cantone di Sarajevo, Nihad Uk, che ha deposto un paio di scarpe in uno nei container installati dal Memoriale in una decina di luoghi in città. I «passi» degli uccisi «furono interrotti» dalla crudeltà degli assedianti, «dobbiamo ricordarli in un modo degno», ha detto Uk.
Fra le calzature che non saranno parte dell’installazione, perché la linea delle scarpe del ricordo sarebbe stata troppo lunga, gli scarponi di membri dell’Armata bosgnacca, che difesero Sarajevo. Ma anche quei caduti - «furono 6.585» - saranno ricordati, ha sottolineato il ministro bosniaco dei Reduci, Omer Osmanović, che ha voluto però fare appello anche alla memoria di «medici e sanitari», che salvarono tantissime vite in condizioni estreme. In una Sarajevo che fu «una città di eroi», tra i civili e i «difensori in armi», le parole di Ahmed Kulanić, il direttore del Memoriale per il ricordo della Sarajevo assediata.
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