Turismo venatorio alle isole Brioni: il direttore dà lo stop
per il contenimento della selvaggina alloctona

POLA. Stop al turismo venatorio sulle Isole Brioni, un'attività che pare essere finora proseguita sotto traccia, diciamo così, in quanto di fatto inconciliabile con quello che è lo status di Parco nazionale che - almeno sulla carta - mette al primo posto la tutela della flora e della fauna. Ci sarebbero state però alcune agenzie turistiche attraverso la cui mediazione appassionati di caccia di tutto il mondo potevano permettersi di arrivare sull'arcipelago a divertirsi sparando e uccidendo soprattutto cervi pomellati, mufloni e alci, per poi portarsene via i trofei da mettere in bella vista una volta rientrati a casa. Pare che il fatto fosse noto anche a livello ministeriale, ma come che sia nessuno sin qui aveva mai obiettato alcunché.
In ogni caso, a dire basta - e ad annunciare un incontro con esponenti ministeriali a breve - è arrivato il nuovo direttore ad interim del Parco nazionale Eduard Kolić, dopo che il portale d'inchiesta Istra24 ha pubblicato un ampio reportage sul turismo venatorio alle Brioni. «Prima di essere nominato direttore ad interim - ha affermato Kolić - ero io stesso a gestirlo, lo facevo perché anche questo rientrava nei miei compiti lavorativi; ma adesso la situazione è cambiata». Il portale d’inchiesta aveva fatto in precedenza alla direzione del parco alcune domande - dal numero di animali che venivano abbattuti a eventuali guadagni ottenuti - che erano rimaste senza risposta.
L’articolo 20 del Regolamento del parco proibisce esplicitamente nel comprensorio l'attività venatoria così come l'uso di armi da fuoco e di altro tipo come l'arco, le reti e le tagliole per uccidere o catturare la selvaggina. Esiste però il Programma di tutela della selvaggina nel Parco nazionale di Brioni per un periodo compreso dal 2011 al 2021: in quel documento si affermava che «è necessario ridurre la selvaggina alloctona così da instaurare un equilibrio sostenibile tra mondo animale e vegetale». Non veniva indicato, in quelle righe, il metodo attraverso il quale ridimensionare la selvaggina, evidentemente molto abbondante.
Eduard Kolić ad ogni modo sembra conoscere molto bene la situazione del parco, che peraltro a suo tempo era la riserva privata di caccia del maresciallo Tito: «Sulle isole oggi vivono all’incirca mille capi di selvaggina - afferma Kolić - mentre secondo i parametri dell'habitat non si dovrebbe andare oltre i 300 capi. Pertanto 700 animali dovrebbero essere trasferiti altrove». Dove? Al momento non viene dato a sapere, ma sarà questo uno dei punti di confronto nel corso dell'imminente incontro a Zagabria che Kolic, ha annunciato lui stesso, avrà in sede di ministero dell'economia e dello sviluppo sostenibile. «Il trasferimento della selvaggina eccedente - spiega ancora il direttore ad interim - è il presupposto per il rilancio dell'ecosistema dei boschi e dei prati al fine di promuovere gli aspetti naturali e culturali del parco».
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