«Truppe serbe ai confini col Kosovo» Il premier di Pristina lancia l’allarme

BELGRADO. Dopo le buone notizie – l’ok all’avvio dei negoziati d’adesione alla Ue per la Bosnia – nuove nubi sui Balcani. E ancora una volta la perturbazione potrebbe partire dall’asse tra Serbia e Kosovo. È quanto ha denunciato – e in passato ci aveva azzeccato - il premier kosovaro Albin Kurti, che ha evocato perfino la possibilità di un ingresso di truppe serbe nel nord del Kosovo, o quantomeno uno scenario simile a quello di Banjska, villaggio dove nel settembre scorso un folto gruppo di paramilitari serbi si era scontrato con le forze di polizia kosovara. Sul terreno rimasero un agente kosovaro e tre serbi.
Qualcosa di simile starebbe bollendo di nuovo in pentola. Lo ha sostenuto Kurti postando sul suo seguitissimo profilo Facebook un breve video, girato con alta probabilità da un drone militare. Si vedono dei mezzi militari e soldati, a dire del premier di Pristina serbi, in movimento a ridosso del confine tra Serbia e Kosovo, a pochi metri da quella che per il Kosovo è frontiera, per Belgrado solo una “linea amministrativa” che separa la Serbia centrale dalla sua provincia meridionale, il Kosovo e Metohija.
Cosa sta succedendo? Per Kurti ci sono pochi dubbi. Il video mostrerebbe infatti «unità delle forze speciali serbe a pochi metri dal confine con il Kosovo, vicino al villaggio di Banje», non distante da Zubin Potok. «Simili movimenti», si dice più massicci, sarebbero stati osservati da Pristina non lontano «dal paesino di Oslare», non lontano da Bujanovac, a Ovest. «Sappiamo che l’esercito serbo conduce regolarmente esercitazioni che usano come pretesto per provocazioni nei pressi del confine e osserviamo tutto con attenzione», anche perché i movimenti di truppe che sarebbero stati notati nell’ultimo periodo «non sono normali», ha scritto Kurti in un post fra i più condivisi di sempre. Non sono normali e preoccupano Pristina anche perché, è l’accusa di Kurti, «giorni fa il presidente Aleksandar Vučić ha pubblicamente minacciato il Kosovo, affermando che la Serbia attenderà il momento migliore e sfrutterà l’opportunità per agire», ha ricordato il leader kosovaro.
Le denunce di Kurti non sono nuove. Solo qualche giorno fa infatti il premier kosovaro aveva lanciato un allarme speculare in un’intervista ai media inglesi, chiedendo a Londra – ma in generale a tutta l’Alleanza atlantica - di inviare più truppe in Kosovo per «prevenire un’invasione». Questo perché i soldati Nato oggi operativi nella missione Kfor non sarebbero «in numero sufficiente per impedire» un’eventuale aggressione. Solo propaganda? Forse no. Secondo il quotidiano inglese Telegraph, Kurti avrebbe in mano decine di foto satellitari che rivelerebbero basi e truppe serbe a ridosso della frontiera.
La replica di Belgrado è stata affidata al segretario di Stato alla Difesa, Nemanja Starović. Le forze armate della Serbia dal 1999 «non sono mai entrate in Kosovo e non lo faranno, nel rispetto della risoluzione 1244». E l’unico che provoca sarebbe Kurti, tra divieto all’uso del dinaro, sindaci di etnia albanese eletti con l’astensione dei serbi, con l’«occupazione militare» del nord. Tutti temi che stanno tornando d’attualità mentre il nervosismo cresce, in particolare in vista di un referendum sui sindaci a nord, fissato per il 21 aprile. In più si avvicina il censimento nazionale, che potrebbe essere boicottato dai serbi.
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