Le “Trump tower” di Belgrado: via libera alla legge ad hoc in Serbia
La norma prevede la rivitalizzazione di una zona che include il Generalštab: l’ex quartier generale della Difesa di Milošević lascerà il posto al complesso

Una “lex specialis” per far progredire ulteriormente la capitale, archiviando un’epoca e un simbolo trascurato per decenni, senza comunque dimenticare di onorare le vittime. Una legge ad hoc varata solo per compiacere Trump e i palazzinari, una vergogna nazionale, per di più incostituzionale. Sono le due opposte campane che risuonano, in Serbia, a proposito di una legge che farà a lungo discutere, anche fuori dai confini del Paese balcanico.
Si tratta della norma approvata dal Parlamento di Belgrado, con 130 voti a favore e 40 i contrari, dall’intitolazione all’apparenza ordinaria. Si parla infatti, sulla carta, di «rivitalizzazione e sviluppo» di un’area nel cuore di Belgrado, «tra le vie Kneza Miloša, Masarikova, Birčaninova e Resavska», progetto ritenuto da chi governa il Paese «di interesse pubblico significativo per lo sviluppo» della Serbia.
Ma dietro i nomi di quelle strade c’è di più. Nella zona, infatti, sorge quello che resta del cosiddetto “Generalštab”, un tempo maestoso palazzo in stile modernista che, fino al 1999, ospitava il ministero della Difesa di Milošević, edificio bombardato e parzialmente distrutto dai missili della Nato. Ma quel che rimane continua a far bella mostra di sé e a ricordare la guerra di quasi trent’anni fa.
Lo farà ancora per poco, perché la nuova legge spiana la strada non tanto alla “rivitalizzazione” del Generalštab, quanto alla costruzione al posto del Generalštab delle cosiddette “Trump Tower”, progetto da almeno mezzo miliardo di dollari.
Si tratta di un complesso di hotel, appartamenti, boutique e negozi di gran lusso che sarà realizzato dalla Affinity Global Development, colosso Usa collegato al genero di Donald Trump, Jared Kushner, con alta probabilità affiancato in questa iniziativa immobiliare dal magnate emiratino Mohamed Alabbar.
L’idea aveva già provocato aspre critiche e proteste a Belgrado. Ma ora la luce verde definitiva è arrivata, aggiungendo altra legna al fuoco delle polemiche, perché la legge speciale, che non menziona la Affinity, di fatto accelera l’emissione dei permessi e le procedure di costruzione del complesso di lusso – oltre a prevedere un «memoriale» per le vittime del 1999.
Complesso, ricordiamo, che è già da tempo al centro di veementi polemiche, in particolare dopo la controversa cancellazione dello status di edificio protetto di interesse culturale. È tempo però di andare avanti e dare a Belgrado un nuovo grattacielo.
Il Generalštab «è stato bombardato ed è rimasto in rovina per 26 anni», ora «demoliamo le macerie per costruire» un complesso che darà lustro alla Serbia, ha sostenuto però Milenko Jovanov, esponente dell’Sns di Vučić, presidente che ha promesso che le Trump Tower faranno di Belgrado una «destinazione imperdibile» per i turisti. E le Torri in onore del presidente Usa miglioreranno anche «le relazioni» con Washington, ha aggiunto Jovanov.
Menzogne, si vuole solo «cancellare» un sito storico dietro la falsa pretesa «dell’interesse nazionale», ha replicato il deputato d’opposizione Radomir Lazović.
Il Generalštab «è sicuro e potrebbe essere ricostruito», si tratta di un «opera d’arte urbana unica dal punto di vista architettonico», ha fatto eco Miljan Salata, dell’Associazione degli architetti serbi, mentre altri critici hanno definito un «precedente pericoloso» e incostituzionale il via libera alla demolizione di un sito protetto.
Nel frattempo, si preparano nuove proteste. «Difenderemo il Generalštab con i nostri corpi, le Trump Tower non sorgeranno», fanno sapere gli attivisti di “Beograd ostaje” (Belgrado rimane).
Riproduzione riservata © il Nord Est





