Tornano a correre i contagi a Est, in Slovenia quarta dose agli over 18

LUBIANA. Tutti in giro senza mascherina, vacanzieri sulle spiagge, locali e ristoranti pieni. Ma malgrado l’apparenza di normalità il virus ritorna ad alzare la testa– e a fare paura – anche in gran parte dei Balcani e dell’Europa centro-orientale. Lo confermano i numeri e le notizie che stanno affluendo negli ultimi giorni dalla maggior parte delle nazioni della regione. Nazioni, come la vicina Slovenia, dove ieri si è nuovamente toccata quota 3mila infezioni (+6% su base settimanale).
Non giungono inaspettate allora le raccomandazioni del comitato nazionale che si occupa di suggerire al governo su come muoversi per arginare il Covid-19. Comitato che ha di recente consigliato la quarta dose o «secondo booster» in particolare ai pazienti vulnerabili, agli anziani che vivono in casa di riposo e a tutti gli over-80. Ma il richiamo è aperto a tutti, almeno a Lubiana. «Chiunque abbia più di diciotto anni può riceverlo», ha fatto sapere l’agenzia di stampa slovena STA, sempre che siano passati almeno tre mesi dalla vaccinazione precedente.
Misure, quelle annunciate dalla Slovenia, che potrebbero far salire la percentuale dei pienamente vaccinati tra Lubiana e Maribor, oggi al 58%, mentre solo il 31% ha ricevuto la terza dose. Nel frattempo, aumentano anche i decessi, con 15 morti nel weekend, di cui otto solo domenica, il numero giornaliero di decessi più alto dal 13 aprile. Slovenia dove tuttavia il picco potrebbe essere vicino.
Ma a preoccupare sono anche i numeri della Croazia “invasa” dai turisti stranieri, malgrado guerra e inflazione, con i nuovi casi cresciuti del 6% nell’ultima settimana, ma quasi quadruplicati rispetto al mese precedente. I casi positivi, in Croazia, sono saliti ieri a quasi 9mila, tra cui 626 pazienti ospedalizzati, di cui 22 in terapia intensiva, ben 14 i decessi in 24 ore. Malgrado l’aumento dei contagi e le speculazioni dei media, non si parla però di reintrodurre al momento o in autunno la certificazione Covid, ha assicurato in questi giorni il ministro degli Interni croato Davor Bozinovic, che ha però anticipato che Zagabria osserva con attenzione «le misure che altri Paesi Ue» potrebbero prendere.
Il quadro è peggiore in altri Paesi della regione, come la Bosnia, al top in Europa per aumento dei casi (+70% negli ultimi sette giorni), Paese che è stato ieri inserito da Washington nella lista delle nazioni «ad alto rischio», assieme alla Polonia. O la Serbia, dove i casi settimanali sono passati da 17mila a quasi trentamila (+71%). In forte aumento anche gli ospedalizzati, più di 500. Ci sono ancora «1.500 posti letto» disponibili a Novi Sad, Belgrado e Krusevac, ha precisato il numero uno della clinica Dragisa Misovic, Vladimir Djukic, che ha però ammesso che si sperava che i medici potessero riprender fiato d’estate, ma non è questo il caso. Ed entro fine agosto la Serbia potrebbe avere «mezzo milione di contagiati», ha previsto l’epidemiologa Verica Ilic. La situazione non è facile neppure nel resto dei Balcani, con infezioni e decessi in aumento in particolare in Albania e in Montenegro.
In controtendenza, invece, la vicina Austria. Austria dove i casi sono in leggera diminuzione su base settimanale (-5%). E dove il governo ha deciso un ulteriore e drastico allentamento delle misure anti-Covid. Secondo quanto annunciato ieri, infatti, i positivi non finiranno più automaticamente in quarantena, ma potranno circolare liberamente, indossando una mascherina Ffp2.
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