Sull’asse tra Vienna e Bucarest la battaglia per il giacimento di gas

VIENNA Niente Schengen per la Romania, niente gas per il colosso energetico con base a Vienna. Si potrebbe sintetizzare così una tenzone che sta crescendo di livello, all’interno della Ue. E che potrebbe creare seri problemi politici nel blocco europeo più importante e non poche difficoltà sul fronte-chiave della sicurezza energetica. Tenzone che riguarda la Romania - e di riflesso la Bulgaria -, Stati membri Ue dal 2007 ma ancora fuori dall’area di libera circolazione.
Unico ostacolo rimasto, l’opposizione dell’Austria, che da anni mette il suo veto all’allargamento di Schengen a Bucarest e Sofia, sostenendo che le due capitali non starebbero ancora facendo abbastanza per controllare le frontiere esterne dell’Ue in chiave anti-migranti. Menzogne, rispondono da Bulgaria e Romania. E quest’ultima ha deciso di reagire, usando mano pesantissima.
Lo ha rivelato l’autorevole Financial Times, che ha informato che Bucarest sarebbe intenzionata a “punire” Vienna colpendo il gigante Omv e il progetto misto austriaco-romeno di Neptun Deep. Neptun Deep è il più grande giacimento di gas scoperto nelle profondità del Mar Nero.
Secondo quanto ha confermato in giugno Omv Petrom, la succursale romena di Omv, si tratta di riserve di gas capaci di immettere 19 miliardi di metri cubi l’anno sul mercato europeo. Si trovano a circa 16 km al largo in acque romene su una superficie di 7.500 kmq, profondità tra i cento e i mille metri. Il tesoro nascosto nel Mar Nero sarà sfruttato al 50% da Omv Petrom e dalla romena Romgaz, colosso dell’energia controllato dallo Stato: le due aziende hanno annunciato nei mesi scorsi che tutto è pronto per l’ultima fase pre-estrazione, coi primi metri cubi di gas pronti a essere estratti dal 2027.
Ma, come spesso accade, beghe politiche e diplomatiche rischiano di far saltare il banco. Lo ha svelato appunto il Financial Times, che ha scritto che Bucarest, stanca dei continui veti austriaci sull’ingresso in Schengen, avrebbe deciso di usare Neptun Deep come arma. O meglio, ha spiegato il Ft, la Romania ha detto no a ogni modifica alla legge sulla vendita del gas offshore, invisa a Omv e a Vienna, perché lascia al governo romeno una clausola di intervento «in casi di emergenza», demandando l’ultima parola sui contratti di vendita all’esecutivo di Bucarest. Neptun Deep è «strategico» e il progetto «andrà avanti», ma la legge offshore non si tocca, ha così ribadito il premier romeno Marcel Ciolacu.
Uno sgarbo a Vienna? Molto probabile: lo stesso Ciolacu si è spinto a dire che la Romania «andrà avanti con la propria legge» in vigore, perseverando nel «sostenere anche le proprie ragioni sull’ingresso nell’area Schengen se l’Austria non cambierà le proprie posizioni». Non solo. Bucarest ha avvisato di esser pronta a portare Vienna davanti «ai tribunali Ue», se non ci sarà finalmente una marcia indietro degli austriaci, chiedendo danni all’Austria per i dieci anni ingiustamente fuori da Schengen, dal costo pari al 2% del pil.
Non è «una rappresaglia», ha affermato da parte sua il ministro romeno dell’Energia, Sebastian Burduja; ma non si può negare che «i romeni siano estremamente delusi» dall’atteggiamento austriaco su Schengen, «decisione politica» senza basi e non legata «alla nostra preparazione all’ingresso». Ma con le elezioni in vista a Vienna - e la destra anti-migranti data per favorita - aggravata dall’insicurezza che regna nel Mar Nero per colpa della Russia, Neptun Deep ora rischia grosso.
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