Sì della Slovenia alla morte assistita, bocciato il referendum sulle armi
Una commissione dovrà valutare la gravità assoluta dei malati terminali che presenteranno istanza: le decisioni prese dal Parlamento di Lubiana

Una giornata campale, in agenda temi delicatissimi, da affrontare prima delle ferie estive. È stata quella vissuta venerdì dal Parlamento di Lubiana, dove i deputati hanno preso decisioni di enorme portata per la Slovenia, sul fine vita e sul referendum in materia di spesa militare.
Dopo la luce verde dei parlamentari della maggioranza – 50 i favorevoli, 34 i contrari – in Slovenia i pazienti terminali potranno accedere in futuro alle procedure di morte assistita, sulla base di una legge scritta da un gruppo di deputati di Movimento libertà, Sinistra e Socialdemocratici.
La norma prevede che sia garantito il diritto di accedere alle procedure agli adulti maggiorenni, le cui condizioni di salute gravissime siano dichiarate irreversibili o la cui sofferenza sia divenuta insostenibile, infermi che siano pienamente in grado di prendere decisioni informate sul proprio destino.
I malati terminali, verso i quali tutte le opzioni terapeutiche saranno state dichiarate esaurite, dovranno presentare due volte una richiesta di suicidio medicalmente assistito a un medico, che avrà il dovere di esprimere il proprio parere. L’istanza sarà successivamente vagliata da una commissione, che nominerà un medico terzo e uno psicologo, cui sarà affidato il compito di esaminare le condizioni del richiedente.
Chi riceverà il via libera dovrà ingerire o iniettarsi da solo il farmaco letale. È contemplata anche l’obiezione di coscienza per medici, infermieri e farmacisti, che potranno rifiutarsi di partecipare a procedure di morte assistita.
La legge ha ricevuto il sì della Camera di Stato di Lubiana: un passo obbligato secondo la volontà espressa dagli elettori sloveni al referendum sul tema tenutosi nel paese l’anno scorso. Il dibattito è stato inevitabilmente molto acceso. La misura è «un tributo rispettoso alla libertà personale», ha spiegato la deputata del Movimento Libertà del premier Golob, Vera Granfol, posizione sostenuta anche dal collega Dean Premik e dalla socialdemocratica Bojana Muršič. Completamente opposta la campana delle opposizioni di centrodestra.
«Aiutare il suicidio è una posizione schizofrenica», la critica del partito Nuova Slovenia (NSi), con il deputato Janez Cigler Kralj che ha parlato di vittoria di «una cultura della morte e non della vita». Inascoltati sono rimasti anche gli appelli della Conferenza dei vescovi sloveni, mentre la “Coalizione contro l’avvelenamento dei pazienti” terminali ha annunciato la raccolta firme per un referendum.
L’aula ha dato inoltre via libera anche a controversi emendamenti che mettono limiti all’operatività di piattaforme come Booking e AirBnb e fissano regole al mercato degli affitti brevi e disposizioni più severe per la protezione animali.
Infine, 57 deputati contro 34 hanno sostenuto una mozione contro il referendum sulle spese per la difesa, perché il quesito proposto sarebbe confuso, ha sostenuto il partito di Golob. A inizio luglio, ricordiamo, la maggioranza si era spaccata, quando – con i voti trasversali del centrodestra e dei socialdemocratici, facenti parte dalla maggioranza – era stata approvata una proposta di Levica (al governo) di indire il referendum consultivo, mettendo così in minoranza il Movimento Libertà del premier.
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