La Slovenia dichiara persone non grate due ministri del governo israeliano

Divieto di ingresso in Slovenia, primo Paese dell’Unione europea a prendere una decisione simile: si tratta di esponenti dell’ultradestra

Stefano Giantin
Robert Golob, premier sloveno, al vertice Nato
Robert Golob, premier sloveno, al vertice Nato

Con le loro azioni e con dichiarazioni di carattere «genocidiario» incitano da tempo alla violenza contro i palestinesi. E per questo, malgrado le posizioni politiche di primissimo piano che occupano in patria, non potranno mettere piede in Slovenia.

Con una decisione senza precedenti tra i paesi membri dell’Unione europea, Lubiana ha annunciato di aver dichiarato persone non grate il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir e il suo collega, Bezalel Smotrich, titolare del dicastero delle Finanze, entrambi falchi del governo Netanyahu ed esponenti dell’ultradestra di Tel Aviv.

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La redazione
La ministra degli Esteri slovena Tanja Fajon

La decisione è stata presa durante una riunione del Consiglio dei ministri e potrebbe essere solo la prima del genere assunta in autonomia da Lubiana, mossasi dopo che i ministri degli Esteri dei paesi Ue non hanno raggiunto un’intesa, martedì scorso, su sanzioni contro Israele. Il governo Golob ha scelto di fare da sé, prendendo di mira due ministri-chiave nell’esecutivo israeliano, le cui «dichiarazioni di stampo genocida incitano alla violenza estrema e a gravi violazioni dei diritti umani dei palestinesi», recita una nota dell’esecutivo sloveno.

La Slovenia, ricordiamo, l’anno scorso ha riconosciuto la Palestina e Lubiana preme da anni per una soluzione a due Stati che risolva una volta per tutte la questione palestinese. A maggio, la presidente Pirc Musar ha parlato apertamente di «genocidio» riferendosi alla situazione a Gaza durante un intervento al Parlamento europeo.

Ben-Gvir e Smotrich, stigmatizza ora Lubiana, sono noti anche per incoraggiare e «sostenere l’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, le espulsioni forzate dei palestinesi» e per fare spesso appello alla «violenza contro la popolazione civile palestinese». Da qui la decisione di vietare loro l’ingresso in Slovenia, dato che i due avrebbero istigato alla pulizia etnica nella West Bank e a Gaza, ha sintetizzato l’agenzia di stampa slovena Sta.

Le misure punitive contro Ben-Gvir e Smotrich – richieste con forza nei giorni scorsi da membri di punta della maggioranza al potere a Lubiana – devono essere lette anche come «una forma di pressione sul governo israeliano», ha illustrato da parte sua la ministra degli Esteri slovena Tanja Fajon, anticipando che, se «la situazione a Gaza non dovesse migliorare, la Slovenia continuerà» sulla strada intrapresa, ossia varando nuove sanzioni contro l’élite al potere in Israele.

La strada, ha precisato Fajon, sarebbe stata di fatto obbligata dagli ultimi sviluppi del conflitto a Gaza, considerato che gli accordi Ue-Israele per garantire aiuti umanitari nella Striscia sarebbero rimasti lettera morta e avendo ben presente il numero enorme di civili uccisi e i piani di espulsione dei civili palestinesi di Gaza nell’area di Rafah.

La Slovenia, ha ricordato Fajon, è il primo paese Ue a decidere misure così importanti contro esponenti del governo israeliano: «in qualche modo cerchiamo di rompere il ghiaccio», anche se a livello europeo sembra mancare la «volontà» politica di agire. Qualche piccolo segnale per superare l’inerzia si era tuttavia visto di recente a livello internazionale, con le sanzioni imposte a metà giugno, sempre contro i falchi Ben-Gvir e Smotrich – che vive in un insediamento illegale nella West Bank – da Canada, Australia, Nuova Zelanda, Norvegia e Regno Unito.

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