Sub perse la vita travolta da un motoscafo: primo risarcimento alla famiglia austriaca

La giovane morì poche ore dopo l’incidente 
Andrea Marsanich
Una motovedetta della polizia croata (Archivio)
Una motovedetta della polizia croata (Archivio)

FIUME Ammonta a 200 mila euro il risarcimento accordato dal Tribunale commerciale (amministrativo) di Fiume alla famiglia di una giovane subacquea austriaca, Verena Heinz, uccisa ventenne nell'estate di quattro anni fa nelle acque di fronte a Malinska, sull'isola di Veglia.

La ragazza, immersasi in apnea assieme al padre, era stata colpita dal motoscafo  guidato da uno zaratino allora ventiseienne: le eliche del natante - che stava trainando dei turisti impegnati nel parasailing (paracadutismo ascensionale) - le avevano causato ferite fatali. Era morta poche ore dopo al Centro clinico–ospedaliero di Fiume.

La sentenza - non esecutiva - del Tribunale commerciale fiumano riguarda l’impresa Oto-Nautika, proprietaria dell'imbarcazione.

In base al verdetto (ma è stato già annunciato ricorso), al padre della giovane - che per primo aveva prestato soccorso alla figlia - è stata assegnata la cifra di 87.597 euro. Alla madre dovrebbero toccare 53.089 euro, ai due fratelli e alla sorella 14.931 euro per ciascuno.

Gli investigatori sono poi venuti a conoscenza che il motoscafo non sarebbe dovuto scendere in mare in quanto sprovvisto di permesso di navigazione: non era infatti stato sottoposto al controllo annuo d’obbligo per legge. La licenza era scaduta nel 2018 e solo dopo l'episodio di Malinska erano stati eseguiti i lavori di revisione.

Quel tragico giorno di luglio 2019, la giovane sub e il padre erano impegnati in una immersione di routine poco al largo di Malinska, come già fatto tante volte in passato. I due erano muniti di regolari boe segnaletiche rosse e si trovavano a meno di 300 metri dalla costa, area in cui le imbarcazioni hanno l'obbligo di procedere a meno di cinque nodi di velocità.

A quanto pare il motoscafo navigava invece ad alta velocità: il pilota non si sarebbe accorto della presenza dei due austriaci. Il conducente del natante - così è emerso dalla misurazione del tasso alcolemico - al momento dell’incidente era completamente sobrio.

A prescindere da ciò, il caso è stato contrassegnato sin dal primo momento da situazioni controverse, con la famiglia della vittima e i suoi amici che hanno denunciato quella che hanno ritenuto essere stata la lentezza dei soccorsi e poi la situazione nell'ospedale fiumano.

Intanto il processo al conducente del motoscafo è in corso al Tribunale di Fiume: l’uomo rischia da un minimo di 3 a un massimo di 15 anni di reclusione.

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