Stipendi non pagati alla raffineria dell’Ina a Fiume: decine di operai abbandonano il cantiere

La decisione dopo settimane di proteste a Fiume. In ballo arretrati per 700 mila euro. Battuta d’arresto per il futuro impianto coking

Andrea Marsanich

FIUME Per mesi hanno lavorato senza ricevere lo stipendio. Ora, però, hanno detto basta: se sono andati da Fiume e hanno fatto rientro in patria, lasciando il cantiere a metà. Protagonisti della vicenda i circa cinquanta lavoratori romeni in servizio alla raffineria dell’Ina a Urinj (nel Fiumano). Gli stessi che, nelle scorse settimane, per ottenere ciò che spettava loro, avevano protestato in centro a Fiume e dinanzi alla sede centrale della compagnia petrolifera croato – ungherese Ina.

Ora, come detto, hanno levato le tende e fatto rientro in Romania dopo avere ottenuto la promessa che gli arretrati – da agosto a dicembre – saranno versati sui loro conti. Si tratta di una somma da poco: sono 700 mila euro, che i lavoratori romeni hanno chiesto inutilmente venisse loro pagata.

Ingaggiati dall’agenzia IGW Proiecte International di Budarest, hanno lavorato per l’austriaca Christof Industries Global Gmbh (ovvero per l’impresa “figlia”, la romena JCR Christof Services), subappaltatrice nello stabilimento di Urinj di quello che risulta essere uno dei più grandi progetti industriali degli ultimi 30 anni in Croazia. È la costruzione dell’impianto coking, che garantirà il riutilizzo dei residui pesanti e delle frazioni di idrocarburi, da cui si otterranno benzina, gasolio e gas di petrolio liquefatto, e che dovrebbe entrare in funzione tra due anni. L’appalto è in mano alla società commerciale italiana KT – Kinetics Technology, con sede a Roma, mentre il progetto ha un valore di 4 miliardi di kune, sui 530 milioni di euro e cioè il doppio di quanto speso da Croazia e Unione europea per la costruzione del ponte di Sabbioncello, in Dalmazia, lungo 2. 404 metri.

Stando a quanto riferito dall’avvocato fiumano Marko Hrstic, rappresentante legale della romena IGW, dovrà ’essere proprio l’italiana KT a provvedere al pagamento degli arretrati, il che emerge dal contratto firmato dall’impresa romana e dal subappaltatore austriaco. «Siamo in continuo contatto con KT e dell’avviso che l’impasse verrà risolta, per la soddisfazione degli occupati romeni che, va precisato, non hanno avuto alcuna colpa, portando a termine tutti i compiti loro assegnati».

Il tutto ha avuto inizio per la crisi finanziaria che ha colpito la Christof Industries Global Gmbh di Graz, che ha comunicato di non riuscire più a pagare quanto dovuto ai romeni. Per mesi, l’agenzia IGW si è vista costretta a versare autonomamente i salari, ma poi ha alzato bandiera bianca, sostenendo di non poter più continuare pena la bancarotta. Un brutto incidente di percorso, quindi, nell’ambito di un progetto di fondamentale importanza per il destino energetico della Croazia.

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