«Sono già in libertà gli otto vigilantes che hanno aggredito e picchiato mio figlio a Rovigno»

Le accuse dell’avvocato Miroslav Plišo di Zagabria al sostituto

procuratore istriano Scur dopo il pestaggio

Valmer Cusma

ROVIGNO. Sta diventando un caso di portata nazionale in Croazia il pestaggio di cui è rimasto vittima il trentenne Bruno Plišo nella notte tra il primo e il 2 settembre scorso davanti allo “Swinger club Anaconda”, nella zona di Valalta a Rovigno.

Nell'aggressione ad opera di otto guardie giurate, l'uomo ha riportato la frattura di tre costole, del setto nasale e una lesione all’arcata sopraccigliare, perdendo anche alcuni denti. Come se ciò non bastasse l’uomo è stato derubato di un Rolex del valore di 15 mila euro e di due catenine d'oro.

Quando i media hanno smesso di occuparsi della brutale aggressione, è arrivata sotto forma di una lettera pubblica la dura reazione del padre del giovane, l’avvocato Miroslav Plišo di Zagabria, noto a livello nazionale ma anche in Istria quale proprietario della lussuosa Stanzia Meneghetti a Valle. «Sono semplicemente inorridito - ha dichiarato alla stampa il legale zagabrese - di quanto è accaduto a mio figlio Bruno e soprattutto del comportamento tenuto dal sostituto procuratore istriano Vlado Scur.

Per questo motivo ho deciso di scrivere una lettera aperta al Procuratore dello Stato Zlata Hrvoj Sipek, al premier, ai presidenti della Repubblica e del Sabor, al Ministro degli Interni, alla polizia istriana».

Perchè l'avvocato se la prende con il procuratore regionale? Il motivo è semplice. Gli otto energumeni che hanno massacrato di botte il figlio sono stati rimessi in libertà subito dopo l'interrogatorio.

Secondo l’avvocato Plišo, il magistrato avrebbe dovuto disporre il loro fermo cautelare di almeno un mese causa la gravità dei reati commessi e delle lesioni riscontrate al giovane. L’aggredito, inoltre, sarebbe stato minacciato di morte assieme a due suoi amici e a una tassista che voleva soccorrerlo.

«L'aggressione di mio figlio è stata brutale», spiega l'avvocato. «Lo hanno picchiato così selvaggiamente che sussisterebbero gli estremi del reato di tentato omicidio.

Il giorno dopo il fattaccio, la polizia ha arrestato gli otto sorveglianti. Uno di questi ha tentato di opporre resistenza impugnando una pistola per la quale non aveva il porto d'armi.

Ma non basta. Prima dell'arresto due sorveglianti avevano fermato la tassista minacciandola con la pistola qualora avesse testimoniato.

L'operazione della polizia - prosegue l'avvocato Plišo - era coordinata dal sostituto procuratore regionale Vlado Scur che si era fatto rilasciare il mandato di perquisizione delle persone coinvolte nel pestaggio anche delle loro abitazioni. In questo modo sono stati sequestrati una pistola, alcuni telefonini e i video ripresi dalle telecamere di sorveglianza. Malgrado questa grave situazione di cui esiste ampia documentazione, il sostituto procuratore ha ritenuto opportuno non disporre la carcerazione preventiva dei sorveglianti. Ha però adottato un altro provvedimento che secondo lui aveva la stessa valenza del fermo cautelare in carcere. Ossia, il divieto di avvicinarsi a meno di 50 metri da mio figlio, dai due amici anch'essi malmenati perchè avevano tentato di aiutarlo e dalla tassista.

Ma non solo, nel provvedimento scritto sono riportate le generalità delle persone sotto tutela e il loro indirizzo.

Come dire: adesso sapete pure dove abitano le vittime. Pestaggio di mio figlio a parte - aggiunge l'avvocato - per il solo fatto che uno dei sorveglianti avesse puntato la pistola contro gli agenti, doveva scattare la carcerazione preventiva.

Un provvedimento più che giustificato per tranquillizzare le vittime dell'aggressione e le loro famiglie che invece ora non dormiranno sonni tranquilli.

Gli otto sorveglianti sono persone disoccupate che fanno le guardie giurate senza licenza, i loro beni sono ipotecati e hanno debiti verso le banche e lo Stato».

Miroslav Plišo conclude esprimendo il timore che le prove raccolte contro le guardie giurate spariscano.

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