La presidente del Parlamento attacca il rettore di Belgrado
Djokić si è schierato con gli studenti. Brnabić: «Usa l’università come un comitato elettorale, è illegale»

La presidente del Parlamento serbo Ana Brnabić si scaglia contro il rettore dell’Università di Belgrado, Vladan Djokić, da tempo schierato dalla parte degli studenti in protesta, e lo accusa di aver commesso «un reato» per aver parlato in un’intervista a Der Spiegel di una «lista elettorale universitaria». Per Brnabić si tratta infatti di qualcosa di contrario alla «legge sull’istruzione superiore».
«Nelle facoltà non si deve fare politica. Loro hanno occupato, privatizzato le facoltà e utilizzato l’intera università come un proprio grande comitato elettorale. Questo non si può fare, questo è contro la legge», ha affermato Brnabić alla tv privata Pink.
Djokić domenica è intervenuto a una protesta studentesca a Uzice, nell’Ovest del Paese, dove alcune migliaia di persone hanno bloccato un’arteria stradale extraurbana per chiedere il rilascio di nove persone arrestate nelle proteste dei giorni scorsi. La mobilitazione, hanno fatto sapere gli organizzatori, sarebbe durata nove ore, una per ciascuna delle persone detenute.
Per Brnabić l’intervento del rettore a questa manifestazione è sintomo del fatto che è in realtà una figura politica che ha «altre ambizioni». È difficile comprendere, ha aggiunto Brnabić, come un rettore di Università vada a parlare a una manifestazione di protesta nella quale si chiede la scarcerazione di persone violente, responsabili di reati per aver attaccato le forze di polizia. «Verrà il tempo delle responsabilità», ha affermato.
Djokić dal canto suo, parlando con Der Spiegel, ha detto che ci sono arresti ogni giorno e che gli studenti hanno paura di uscire dalle facoltà.
Altre proteste antigovernative hanno infiammato la domenica in Serbia, con blocchi stradali a Belgrado e a Novi Sad dove il traffico è stato fermato su un importante ponte sul Danubio. La polizia ha fermato e identificato 263 persone che vi hanno partecipato. Il ministero dell’Interno ha riferito che quattro di loro sono state condotte in commissariato per essere interrogate, mentre due sono state denunciate.
Le proteste studentesche in Serbia sono iniziate dopo il crollo di una pensilina alla stazione di Novi Sad che ha causato una strage di 16 persone, tra cui un bambino di sei anni. La stazione era stata ristrutturata da pochi anni. Il crollo è diventato un simbolo della corruzione nel Paese. Le manifestazioni degli studenti per chiedere legalità e istituzioni democratiche sono sempre state pacifiche: si sono tradotte in blocchi del traffico e grandi marce. L’obiettivo iniziale era quello di chiedere giustizia per Novi Sad. Ma presto la protesta è diventata più politica. Per le mobilitazioni si è dimesso il premier Miloš Vučević, che è stato poi sostituito dal presidente Alexander Vučić da Duro Macut, un – fino ad allora – anonimo endocrinologo serbo.
In piazza a fine giugno gli studenti hanno formulato la richiesta specifica: elezioni anticipate oppure si continua con la protesta. Vučić non dà segno di volerli ascoltare e ci sono stati vari episodi di scontri con le forze dell’ordine.
Le proteste, però, non accennano a placarsi nemmeno ora che l’anno accademico si è concluso e che i fuori sede tornano a casa. Gli studenti sono determinati a continuare a portare avanti la loro causa assieme ai molti membri della società civile che appoggiano le loro istanze. —
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