Slovenia, il nuovo impegno di Pahor Un think tank per l’ampliamento a Est

LUBIANA. Adesso è giunto veramente il momento per l’ex presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor di decidere che cosa farà da grande. Occorre spiegare che in Slovenia dalla carica di deputato fino a quella di capo dello Stato, chiuso il mandato si ha diritto a un anno di un salario mentre si cerca un nuovo lavoro. Per l’ex capo dello Stato viene messo a disposizione anche un ufficio e una segreteria.
Ora è finito l’anno “sabbatico” di Pahor. Cambierà vita? Resterà in politica? Tutti interrogativi ai quali l’ex presidente da consumato uomo politico qual è non dà risposte precise. D’ora in avanti Pahor non sarà più sul libro paga dello Stato, né avrà un incarico. Questa è l’unica cosa certa. La sua squadra, tuttavia, non si scioglierà, ma continuerà a lavorare nell’ambito dell’istituzione degli Amici dei Balcani occidentali, fondata dall’ex presidente. Inizialmente i salari saranno bassi, ma gli obiettivi dell’iniziativa sono ambiziosi, afferma egli stesso. Dopo molti decenni Borut Pahor lascia lo spazio politico sloveno. Ha ancora un possibile futuro politico? «Sono grato ai contribuenti che quest'anno si sono presi cura di me in conformità con la legge», dice Pahor, che non ha problemi con il fatto che questo periodo sta volgendo al termine. Quest'anno Pahor è obbligato a restituire al bilancio i guadagni aggiuntivi e, precisa, ha trasferito allo Stato 40.000 euro. «In qualche modo il legislatore di allora non ha considerato che potesse esserci anche un presidente più giovane che sarebbe tornato nel settore privato, da questo punto di vista c'era qualche limite nella legge, anche nelle modalità, ma la legge si rispetta».
E da adesso in poi? Pahor terrà delle lezioni - ad esempio in Cina a gennaio - continuerà a essere in cattedra all'Università di Nova Gorica, realizzerà podcast, ma concentrerà la maggior parte delle sue energie sul neonato istituto Amici dei Balcani occidentali. «Il mio obiettivo è renderlo l'istituto più rispettabile e credibile per i Balcani occidentali nei prossimi anni». E quindi per ora resterà nell'ufficio di Lubiana, con la stessa squadra. «Certamente abbiamo abbastanza risorse per assumere due persone all'inizio, gli stipendi saranno molto bassi, ma mi sono fatto un po’ di conti, non c'è altra via, questo è uno degli elementi di un modello di business sostenibile, e poi ci espanderemo tanto e con le persone delle quali avremo bisogno», valuta Pahor.
L’ex capo di Stato della Slovenia vuole così continuare in un nuovo format, i ncui ci sarà spazio anche per analisi e consulenze, quella Iniziativa Brdo-Brijoni creata con il collega croato Ivo Josipović, e che teneva uniti i fili tra i presidenti delle ex Repubbliche jugoslave. Sulle modalità con cui sovvenzionerà la nuova “creatura” Pahor resta criptico. Ci sono alcuni donatori pronti ad aiutarlo, ma anche le sue conferenze e le richieste di interventi saranno monetizzate.
L’ex presidente non lascia poi chiusa la porta all’apporto dell’Unione europea che sta lavorando per l’appunto sull’allargamento ai Balcani occidentali e all’omonimo gruppo fondato da Austria con Grecia, Italia, Croazia, la Slovacchia, la Slovenia e la Cechia. Per lui quest’area geografica è e deve diventare europea ed è pronto a fare di tutto perché questo suo “I have a dream” si realizzi. Non va dimenticato che proprio Borut Pahor, assieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno scritto con le loro mani unite davanti alla Foiba di Basovizza e al monumento ai quattro fucilati sloveni una pagina di storia indelebile.
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