Frontiere Ue, dal 12 ottobre cambiano le regole per i viaggiatori extra-Schengen
Al via il nuovo sistema Ees: impronte digitali, foto e dati biometrici per chi entra da Paesi terzi. Critiche e timori nei Balcani: "Più burocrazia e code"

Di certo si tratta di un grande cambiamento, con dettagli ancora da definire. Cambiamento che l’Unione europea presenta come una modernizzazione e un miglioramento radicale sul fronte dei controlli e della sicurezza, in arrivo dopo ripetuti ritardi.
Ma che i diretti interessati interpretano invece come l’ennesima, fastidiosa bega burocratica imposta dalla “matrigna” Ue. Sono le diverse campane che riguardano il cosiddetto Sistema di ingressi-uscite (Ees), iniziativa che Bruxelles – ora è ufficiale, come da annuncio della Commissione europea – ha deciso di lanciare a partire dal prossimo 12 ottobre, giorno in cui scatterà un periodo di “adattamento” di sei mesi.
Durante questo adattamento i paesi membri dell’Unione inizieranno gradualmente ad applicare il sistema ai loro posti di frontiera con decine di nazioni extra-Ue, Balcani occidentali inclusi.
Cosa cambia?
Nulla per i cittadini comunitari; molto per chi ha invece in tasca un passaporto di Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Kosovo, oltre che per cittadini di altri Paesi nel mondo, che già oggi possono viaggiare nella Ue senza visti.
L’Ees è infatti un nuovo «sistema tecnologico avanzato che registrerà digitalmente gli ingressi e le uscite di cittadini di paesi terzi che si recano in 29 paesi europei, compresi quelli associati Schengen, per soggiorni di breve durata», spiega la Ue. Il cambiamento più significativo è la necessità di acquisire «dati biometrici, come le impronte digitali, l’immagine del volto e altre informazioni di viaggio, sostituendo gradualmente l’attuale sistema di timbratura del passaporto».
In pratica, a partire da ottobre – ma il sistema dovrebbe entrare in funzione pienamente ad aprile 2026 – a chi entrerà nella Ue da Paesi extra-Ue, Balcani inclusi, potrà essere richiesto dagli agenti di frontiera di «scannerizzare le impronte digitali» e di essere «fotografato», procedura che potrà essere velocizzata attraverso un’app mobile, chiamata “Travel to Europe”, attraverso cui i cittadini extra-Ue potranno inserire i dati personali in anticipo. Successivamente al primo ingresso, gli agenti di frontiera «verificheranno solo impronte e foto», si legge sui materiali esplicativi preparati dalla Ue.
Difficile che, già a ottobre, i valichi Ue siano pronti per il cambiamento. Secondo previsioni di Bruxelles, all’inizio quelli che avranno la tecnologia adatta a disposizione saranno infatti solo il 10%, salendo poi progressivamente nei mesi successivi.
Il sistema Ees è propedeutico a un altro “step”, che si preannuncia assai più invasivo. È il cosiddetto sistema Etias che, dopo molti ritardi e le critiche di Germania e Francia, preoccupate dalle code che potrebbero generarsi negli aeroporti, dovrebbe entrare in funzione a fine 2026.
A differenza dell’Ees, l’Etias sarà un vero e proprio “lasciapassare” digitale, da richiedere prima di viaggiare verso la Ue da parte dei viaggiatori extracomunitari, pagando 20 euro e compilando un dettagliato questionario, secondo le ultime indicazioni della Ue.
«Il sistema di ingressi/uscite è un elemento fondamentale per migliorare il modo in cui gestiamo le nostre frontiere esterne» e «ci aiuterà a rintracciare chi entra e chi esce dall’Ue», assicura il Commissario Ue agli Interni, Magnus Brunner, mentre la vicepresidente della Commissione Henna Virkkunen parla di passo avanti verso «sicurezza e innovazione tecnologica».
Ma nei Balcani gli umori sono assai diversi. Il sistema Ees avrà un «impatto negativo» sull’economia, ha avvisato ad esempio l’associazione degli autotrasportatori serbi. E anche sui social la lettura del sistema Ees appare negativa. «Introduciamo una tassa da 20 euro per chi entra in Serbia dalla Ue», «Bruxelles non ha più soldi e fa cassa su di noi» e «immaginatevi le code si formeranno alle frontiere», alcuni dei commenti più gettonati. Per la prova del nove, tuttavia, bisognerà attendere almeno ottobre.
Riproduzione riservata © il Nord Est