Sicurezza energetica in Croazia, l’ultima raffineria attiva riprende la produzione

Avanti con i lavori di potenziamento dell’impianto di Urinj. Il ministro Filipović: «Sicurezza energetica per la Croazia»
Andrea Marsanich

FIUME A distanza di sei mesi dalla chiusura, è stata riavviata la produzione nell'unica raffineria ancora in attività in Croazia, quella di Urinj, pochi chilometri a est di Fiume.

Il blocco dello stabilimento di proprietà della compagnia croato – ungherese Ina si era reso necessario per consentire parte dei lavori di modernizzazione e ampliamento degli impianti, partiti verso la fine del 2019 e appaltati all’azienda Kinetics Technology. Una volta portato a termine - entro giugno 2024, ha fatto sapere Ina - l'ammodernamento consentirà allo stabilimento di Urinj di aumentare la produzione e di ricavare carburanti puliti da residui pesanti.

L'investimento di 630 milioni di euro è il più rilevante in campo industriale a oggi in atto in Croazia. Il progetto annovera, oltre all'impianto coking per la trasformazione dei residui pesanti e delle frazioni di idrocarburi in derivati più leggeri e anche convenienti sotto il profilo economico (parliamo di benzina, gasolio e gas di petrolio liquefatto), anche la realizzazione di strutture nuove come un porticciolo, il deposito di stoccaggio e impianti per la lavorazione dei derivati pesanti. In questo momento dopo la ripresa della produzione la raffineria può produrre 4,1 milioni di tonnellate annue, mentre a partire dall'anno prossimo si arriverà a quota 4 milioni di tonnellate e mezzo.

Come hanno ribadito il ministro croato dell'Economia e dello sviluppo sostenibile, Davor Filipović, e il direttore generale dell'Ina, Peter Ratatics, entrambi presenti in occasione della ripresa dell’attività dell’impianto, i quattro milioni e mezzo di tonnellate prodotti permetteranno di soddisfare completamente il fabbisogno nazionale, ma anche di esportare in parte la produzione, indirizzandola verso i mercati di Bosnia – Erzegovina, Italia, Slovenia e anche Montenegro. «Siamo di fronte alla conclusione di un progetto – ha riferito inoltre il ministro – che consentirà allo stabilimento di Urinj di avere per decenni una produzione sostenibile, eliminando la nostra dipendenza da mercati sottoposti a sanzioni internazionali. È un progetto chiave, di importanza strategica per le sorti energetiche del Paese. I nuovi impianti permetteranno di produrre il 13% di gasolio in più rispetto a quanto ne veniva raffinato finora».

Alla domanda relativa alle misure che l’Ina metterà in atto per evitare incidenti che possano causare inquinamento - come avvenuto in passato - Una Radulović Zekić, direttrice all'Ina del settore Sviluppo sostenibile, sicurezza e tutela ambientale, ha precisato: «Abbiamo posizionato in modo permanente una barriera antinquinamento» affinché non vi siano sversamenti in mare. «Non sappiamo se basterà, ma comunque intendiamo andare a visitare raffinerie dell’area mediterranea situate su terreni carsici per studiare i sistemi di difesa da fuoriuscite in mare».

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