Effetto dazi sui Balcani: previsioni del Pil a ribasso
La Bers rivede gli indicatori del prodotto interno lordo, che scende del -0,4%. La crescita per il 2025 si ferma al +3,2%. Gli effetti si rifletteranno anche sul 2026

L’economia globale rallenta, l’incertezza generale tiene in scacco il pianeta, la Germania – locomotiva d’Europa – arranca, con ricadute sull’intero continente. E ancora l’onda lunga della guerra in Ucraina, l’impatto del caro-energia, l’inflazione che torna a mordere. Su tutto, la spada di Damocle dei dazi di Donald Trump, che avranno effetti molto negativi, seppur indiretti, nonostante i recenti tentativi di correggere il tiro. Sono gli ingredienti di una “ricetta” che non piacerà ai governi e ai cittadini dell’Europa centro-orientale e dei Balcani, che quest’anno vedranno la crescita economica decelerare, con un possibile ritorno alla normalità solo nel 2026, forse.
È la previsione di fonte autorevole, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), che ha reso pubblico il nuovo rapporto sulle economie dei suoi paesi di riferimento, inclusi quelli dell’Est Europa e dei Balcani occidentali. Rapporto, con in copertina navi-cargo, su cui incombono nere nubi, mentre navigano in un mare in tempesta, dal significativo titolo “Tempi di incertezza”, che tratteggia un quadro problematico.
Nei Balcani, in particolare, la crescita media quest’anno toccherà il +3,2%, con un significativo -0,4% rispetto alle precedenti previsioni di febbraio della stessa Bers, in gran parte a causa degli «effetti indiretti» dei dazi annunciati da Trump. Potrebbe andare peggio, perché al momento è difficile ipotizzare un impatto ancor più negativo nel caso di «una escalation della guerra commerciale globale».
I dati della Bers abbassano di 2 decimali il dato dell’Albania, di 3 quello della Bosnia e del Montenegro, di 4 quello della Macedonia del Nord, di 5 quello della Serbia, di 1 quello di Slovenia, Croazia e Kosovo.
Paesi balcanici con una forte vocazione all’export, in particolare Bosnia, Macedonia del Nord e di nuovo la Serbia, «devono attendersi significativi effetti negativi sulle proprie esportazioni» verso una Ue che si avvia verso una possibile crisi. E pure verso la Cina, ha avvisato la Bers, in quest’ultimo caso un problema circoscritto alla sola Belgrado, capitale di quella Serbia che ha visto le sue stime di crescita riviste al ribasso di mezzo punto, da +4 a 3, 5%.
A rendere il quadro ancora più complicato, una nuova ripresa «delle pressioni inflazionistiche», si legge nello studio della Banca. Chi invece è già nella Ue, Croazia e Slovenia, dovrebbe invece attraversare la nuova tempesta in maniera meno problematica. Zagabria, in particolare, sta vivendo un periodo di «robusta crescita», con i dazi di Trump che potrebbero far male solo al settore farmaceutico. Stesso discorso per la Slovenia, che tuttavia patisce la crisi del settore automotive. E che potrebbe essere «indirettamente influenzata» dai dazi Usa «attraverso il loro impatto su Germania e Italia», i partner commerciali più importanti per Lubiana. In entrambi in casi, tuttavia, la Bers ha rivisto al ribasso solo dello 0,1% le stime sul pil. —
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