La protesta serba cerca candidati: gli studenti puntano alle elezioni

Il movimento chiede il voto anticipato, lancia il programma e chiama a raccolta possibili rappresentanti

Stefano Giantin
Un momento della mobilitazione popolare nelle strade di Belgrado
Un momento della mobilitazione popolare nelle strade di Belgrado

Nelle piazze non ci sono più i numeri, forse irripetibili, del 15 marzo scorso, quando su Belgrado scesero almeno in 300 mila. Ma le proteste di studenti, giovani e di una parte consistente della popolazione – che da mesi invocano un sistema democratico e istituzioni che funzionino veramente e in modo trasparente – non scemano. Anzi, si stanno trasformando, mirando sempre più al cuore del sistema.

È lo scenario che si osserva in Serbia, dove domenica decine di migliaia di persone sono nuovamente scese in piazza in tutto il paese, bloccando per ore i ponti principali nella capitale, il Gazela e il Brankov Most, chiamati a raccolta dal movimento degli studenti, anima delle proteste la cui miccia, ricordiamo, è stata la tragedia alla stazione di Novi Sad, il primo novembre scorso, con sedici vittime. Proteste che, ora, hanno un nuovo denominatore comune: la sempre più pressante richiesta di elezioni anticipate e l’intenzione di parteciparvi con il proprio movimento.

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Una delle manifestazioni che si stanno susseguendo a Belgrado (foto Epa/Cukic)

La conferma è arrivata da un messaggio degli studenti, letto alla fine delle manifestazioni, in più di trenta città serbe. «Abbiamo chiesto verità e giustizia per più di sei mesi, abbiamo lanciato le più grandi proteste studentesche in Europa da cinquant’anni a questa parte, abbiamo ridato speranza a noi stessi e alla società, con la speranza in un domani migliore e in una società giusta», hanno esordito i giovani indignados. Che hanno ribadito la loro richiesta principale: «Chiediamo elezioni anticipate, questo momento decisivo per la Serbia va riconosciuto». E se non arriveranno – e non ci sono segnali che le autorità vogliano piegarsi ai diktat della piazza – «lanceremo» azioni di «disobbedienza civile in ogni paese e città», contro «bugie, ingiustizia e corruzione».

Ma gli «studenti u blokadi» (in occupazione, ndr) sono andati oltre, distribuendo ai manifestanti volantini con su scritto «vogliamo le elezioni», un vero e proprio vademecum che assomiglia a un mix tra un programma elettorale e una guida per «scegliere i candidati» per un partito-lista degli studenti, da eleggere se si dovesse andare alle urne. Candidati che «devono essere maggiorenni, non possono essere studenti, non devono aver mai fatto parte della maggioranza di governo» attuale o di quelle del passato e neppure essere mai stati «funzionari di partiti di opposizione». Ma la promessa-chiave che dovranno fare è quella di fare proprio «il programma della lista» degli studenti.

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La grande manifestazione a Belgrado del 15 marzo scorso

Le rivendicazioni appaiono elaborate e ambiziose. I giovani serbi chiedono, tra le altre cose, «libertà dei media» ed elezioni «libere», che la magistratura funzioni in modo «indipendente ed efficace», uno Stato senza «corruzione e crimine organizzato», sicurezza sul lavoro e nei cantieri, una strategia sulle «risorse minerali» per evitare casi come quello del litio, ma anche politiche agricole moderne, migliori condizioni in scuole, università e settore della ricerca, decentralizzazione amministrativa, più diritti per i lavoratori.

Il programma potrebbe far presa su molti elettori, tenendo anche conto che alcuni sondaggi hanno dato in calo l’Sns del presidente Aleksandar Vučić. Se le analisi sono veritiere lo si scoprirà già l’8 giugno, alle amministrative in programma nelle cittadine di Zaječar e Kosjeríć, un primo test significativo per comprendere se ci sia stato in effetti un calo di consensi, per Vučić e i suoi. —

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