La mega-parata militare che divide i cittadini serbi

Seimila soldati sfileranno oggi con oltre 600 mezzi, in cielo 70 velivoli, a Belgrado. Vučić invita alla partecipazione. Ma molti criticano l’iniziativa e lamentano disagi

Stefano Giantin
Mezzi militari schierati a Belgrado per una parata
Mezzi militari schierati a Belgrado per una parata

Una mega-parata militare, organizzata per dimostrare che il Paese è tornato a essere militarmente forte. Oppure una costosissima e azzardata esibizione muscolare delle autorità al potere, pensata anche o forse soprattutto a uso interno, in una nazione sempre più divisa tra opposti schieramenti, dopo mesi e mesi di proteste di piazza.

Sono le due campane che risuonano, in Serbia, a proposito di “Forza dell’unità”, questo lo slogan altisonante ma forse inopportuno, visto il momento che affronta il Paese, della grande sfilata di soldati e mezzi dell’esercito nazionale in programma oggi, davanti al monumentale “Palata Srbije”, a Novi Beograd.

Qualcosa di simile era andato in scena a Belgrado anche nel 2014, ospite d’onore ai tempi nientemeno che Putin, ma quella del 20 settembre 2025 dovrebbe essere ancora più imponente.

Lo indicano i numeri della parata, con 6 mila soldati a sfilare, altri 4 mila impegnati nella logistica. E poi migliaia di armamenti vari, più di 600 mezzi militari, 70 velivoli dell’Aeronautica a solcare il cielo e una ventina di navi della Marina, in esercitazione su Sava e Danubio.

Al pubblico, ha informato il ministero della Difesa, saranno mostrati anche acquisti più o meno recenti, come sistemi missilistici antiaerei Fk-3 e Hq-17, i moderni radar Gm400, veicoli corazzati da combattimento Miloš, i Mrap, Lazar 3, Hammer, carri armati M-84 As1/2/3 modernizzati, i veicoli da combattimento della fanteria M80 Ab1/2, gli obici semoventi Nora da 155 mm, nonché i sistemi antiaerei Pasars, droni da ricognizione e da combattimento. E la lista potrebbe continuare.

Durante la parata, inoltre, sarà innalzata una «bandiera serba lunga 300 metri, portata dagli studenti delle scuole militari», iniziativa che «lancia un messaggio potente, che la bandiera rimane simbolo di unità», hanno sottolineato le autorità al potere. «Invito i cittadini a venire a vedere con i propri occhi i grandi cambiamenti» avvenuti nell’esercito nell’ultimo decennio, «cosa abbiamo costruito insieme», ha fatto eco ieri il presidente serbo, Aleksandar Vučić, che ha negato che la parata abbia alcun legame con la politica interna.

Ma c’è anche un’altra lettura della mega-parata. A Belgrado in molti si chiedono il perché della sfilata, teoricamente organizzata per celebrare la controversa, condivisa tra Serbia e Republika Srpska, “Giornata dell’unità serba, della libertà e della bandiera nazionale”. Che però cade il 15 settembre, non il 20.

E sono tanti anche quelli che si lamentano apertamente per i disagi e per l’ostentazione di forza militare nel cuore della capitale. Mezzi e soldati si sono infatti praticamente impossessati del vasto parco di Ušće e dei viali adiacenti almeno dieci giorni prima della parata, causando ingorghi e facendo collassare il già caotico traffico cittadino, mentre la visione di carri armati sui boulevard e sull’autostrada – e di caccia ed elicotteri in volo tutto il tempo – ha allarmato non pochi cittadini. E fatto riaffiorare memorie dolorose di guerre non lontane nel tempo.

Alcuni, infine, si domandano quanto costerà e chi pagherà i danni alle strade causati dai tank. E poi c’è anche chi legge la parata come una intimidazione indiretta verso chi protesta. «Le autorità parlano di forza dell’unità, proprio perché essa non esiste più in una società completamente divisa», ha rimarcato l’analista Aleksandar Radić. E proprio gli studenti hanno evocato una protesta che dovrebbe andare in scena in contemporanea alla parata. —

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