Serbia e Croazia dopo le alluvioni invase da sciami di zanzare

Anche l’inverno mite ha contribuito alla proliferazione degli insetti

Stefano Giantin
Operatori al lavoro spruzzano insetticida contro le zanzare
Operatori al lavoro spruzzano insetticida contro le zanzare

Prima una primavera piovosa e con temperature sopra la media, poi le alluvioni. Infine, le zanzare, una vera e propria invasione.

Invasione che riguarda la parte orientale della Croazia, ma anche ampie zone della Serbia settentrionale, quelle dove scorrono i grandi fiumi come Sava e Danubio in ambienti di pianure semi-paludose, letteralmente “assediate” da sciami di insetti in numero enorme, mai visto prima.

Fenomeno che è iniziato da un paio di settimane, in grande anticipo rispetto al passato e «gli ultimi giorni sono stati terribili, i miei bambini e io eravamo soliti giocare a tennis nel parco ma siamo dovuti fuggire», ha affermato una residente di Osijek alla Tv di Zagabria.

Croazia dove hanno avuto grande eco anche le immagini del fotografo Mario Romulić, che ha postato un angolo di una stanza tappezzato da decine di zanzare. «Quando si esce all’aperto immediatamente si levano in volo le zanzare e non possiamo praticamente uscire, perché basta aprire la porta ed entrano, la qualità della vita è scesa» drasticamente, ha spiegato Romulić.

Neppure le campagne di disinfestazione funzionerebbero più, perché «le zanzare si sono adattate» ai veleni dispersi nell’aria dalle autorità che «avvelenano solo noi».

Ci sarebbe però una soluzione e pure di vecchissima data, ha suggerito Romulić su Facebook, postando la foto di un vecchio giornale inglese degli Anni Trenta, che parlava proprio dell’importazione, a Osijek, di «centinaia di migliaia di pipistrelli», celebri come cacciatori di insetti, «ospitati in grandi torri» di legno «piazzate a intervalli di quattro miglia».

«Se vi disturbano le zanzare, costruite case da sogno per i pipistrelli», è l’idea di Romulic. Nel frattempo, le autorità cercano arginare il fenomeno, tenuto conto «delle malattie da loro trasmesse», si legge sul sito della contea croata di Osijek-Baranja, una situazione comune anche ad ampie parti della Serbia, in particolare a Novi Sad, ma anche a Belgrado.

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