Presidenziali in Romania: vittoria dell’estrema destra
Il filorusso Georgescu sfiora il 23% al primo turno. Il ballottaggio l’8 dicembre. La sfida sarà con la liberale di centrodestra Lasconi. Ko il premier Ciolacu

Un trionfo per un esponente dell’ultradestra più estrema. Uno choc per moltissimi elettori e per gran parte dei partiti politici tradizionali. E pure per i sondaggisti, già celebri a Bucarest per previsioni incaute. Ma a questo giro hanno fatto un flop che rimarrà negli annali.
Si può riassumere così il “day after” in Romania, il giorno dopo il primo turno delle importanti elezioni presidenziali di domenica, un voto che ha causato un imprevedibile terremoto a Bucarest.
Elezioni che, a spoglio completato, hanno descritto un quadro del tutto opposto alle previsioni della vigilia e anche ai primi risultati parziali resi pubblici domenica, con qualche conferma e molte sorprese riguardanti il possibile futuro capo dello Stato, che in Romania ha funzioni simili a quelle del suo omologo italiano, di garanzia e rappresentanza. Ma anche poteri importanti sulle spese per la difesa.
La conferma principale è stata quella della vittoria di Calin Georgescu, candidato indipendente, ma considerato di estrema destra e filorusso, che ha alla fine conquistato quasi il 23% dei consensi al primo turno, mentre i sondaggisti lo davano, nelle più rosee proiezioni, ben sotto il 10%.
E poi le sorprese. Al secondo turno, l’8 dicembre, Georgescu sfiderà non il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu, in corsa e favoritissimo per la poltrona presidenziale, che al fotofinish è stato alla fine superato, per tremila voti, da Elena Lasconi – uno smacco che gli costerà la poltrona di leader dei Socialdemocratici.
Lasconi, liberale di centrodestra, ha raccolto i favori del 19,17% dell’elettorato, contro il 19,15% di Ciolacu. Fuori dal ballottaggio anche colui che era stato accreditato come lo sfidante più temibile per Ciolacu, George Simion, come lui esponente della destra romena, fan di Trump e leader di quella Alianța pentru Unirea Românilor (Aur) ritenuta l’astro nascente della destra di Bucarest, fermatosi tuttavia a un più che deludente 13,8%.
Insomma, pronostici completamente sbagliati – tutte o quasi le agenzie di sondaggi scommettevano sul ballottaggio Ciolacu-Simion – ribaltati dagli elettori nel segreto delle urne. Elettori che, probabilmente, sono stati incantati dalle sirene virali pilotate da Georgescu sui social, in particolare da un video su TikTok nel quale il trionfatore del primo turno, sovranista, anti-Nato ed euroscettico, ultrareligioso e bollato come filorusso e ammiratore di Putin, del tutto trascurato dai media, ha promesso di far di tutto per stoppare gli aiuti all’Ucraina.
E alle urne «i romeni hanno urlato pace e lo hanno fatto molto, molto rumorosamente», ha commentato Georgescu dopo la vittoria al primo turno, sostenendo poi di aver ricevuto i voti «di chi è stato umiliato, di chi pensa di non contare». In realtà gli umiliati sono stati i favoriti, in particolare Ciolacu, che potrebbe aver perso consensi dopo uno scandalo sul presunto uso di un jet privato.
Stessa sorte per il pasionario di destra Simion, sospettato di incontri pericolosi con spie russe. Negativa anche la performance di Mircea Geoana, ex numero due della Nato, che ha parlato di risultati «sorprendenti e deludenti», che segnalano un forte «livello di frustrazione e rabbia nella società, che spinge le persone ad appoggiare candidati più radical». Geoana ha poi annunciato il suo ritiro dalla scena politica. Cosa succederà al ballottaggio? Visti i precedenti, meglio non fare previsioni, mentre si attendono forse nuove sorprese il primo dicembre, quando i romeni torneranno al voto, questa volta per le parlamentari. —
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