La Serbia svela il suo riarmo con la parata da 10 mila soldati
Gli apparati militari potenziati per anni fra annunci pubblici e decisioni segrete. Vučić: «Al massimo cinque persone sanno in cosa consiste il nostro potere letale»

Non solo una modernizzazione intensiva e massiccia delle forze armate messa in atto negli ultimi anni, alla luce del sole, facendo preoccupare non poco i paesi vicini. Ma anche un riarmo “sottotraccia”, pensato per controbilanciare le mosse di Croazia, Albania e Kosovo, che starebbero lavorando a una alleanza militare che non può piacere a Belgrado.
In un contesto di proteste di piazza e instabilità politica e sociale, un’antica parola d’ordine torna prepotentemente attuale in Serbia. È “riarmo”, tema rispolverato a sorpresa dal presidente serbo, Aleksandar Vučić, questa settimana, con toni e affermazioni che potrebbero destare allarme nella regione. Vučić ha infatti confermato che Belgrado, negli ultimi anni, ha investito come mai in passato nelle sue forze armate per renderle «più forti di sempre».
Si tratta di un riferimento ai massicci investimenti nella difesa, registrati nell’ultimo decennio, con la Serbia che, solo tra il 2022 e il 2024, avrebbe destinato risorse per quasi sei miliardi in spese militari, senza contare il mega-investimento nei Rafale “made in France”, dodici aerei da caccia che andranno a sostituire i vecchi Mig e per cui Belgrado sborserà quasi tre miliardi di euro.
La Serbia, ricordiamo, ha aperto il portafoglio anche per acquisire, nel 2019, il sistema russo anti-aereo Pantsir-1, droni e sistemi di difesa cinesi, droni kamikaze dagli Emirati arabi. E il suo arsenale può contare pure sui caccia, di seconda mano però, donati da Russia e Bielorussia, prima della guerra in Ucraina.
Ma ci sarebbe di più. Lo ha sostenuto sempre Vučić, suggerendo che in realtà «in pochi» sarebbero realmente a conoscenza di quali armi la Serbia si è dotata «segretamente» nell’ultimo periodo. «Abbiamo fatto grandi cambiamenti» di nascosto «nelle forze armate serbe, al massimo cinque persone sono al corrente di cosa abbiamo preso» in termini di armamenti e «il nostro obiettivo è quello di difendere il nostro paese».
Di certo, Belgrado sarebbe ora dotata di «un potere» militare «incredibilmente letale» e «molti saranno sorpresi» da cosa è custodito oggi nei depositi militari del paese balcanico.
Ma perché questa accelerazione verso il riarmo? Belgrado sarebbe stata «costretta» a muoversi in questa maniera, ha suggerito il leader serbo. Non si tratta di un riferimento solo alla situazione geopolitica globale, ma di una reazione a sviluppi all’apparenza banali, ma visti con sospetto in Serbia.
Sviluppi come la recente alleanza militare, in realtà solo un memorandum di cooperazione, siglato in primavera dai “nemici” storici di Belgrado nella regione, ossia Croazia, Albania e Kosovo, ma al gruppo potrebbe unirsi anche la Bulgaria – e la Serbia guarda con crescente inquietudine a iniziative del genere, senza dimenticare il mini-riarmo lanciato da Pristina.
Da qui il cambio di dottrina militare, che avrà la sua dimostrazione in autunno a Belgrado, in quella che si prospetta essere una megaparata in stile Piazza rossa, dove ostentare davanti al mondo le nuove armi e far sfilare fino a 10 mila soldati.
Nel frattempo, sono pure in atto profondi e importanti mutamenti nell’export di munizioni, uno dei settori chiave dell’economia nazionale. Belgrado ha infatti annunciato di aver sospeso la vendita di munizionamento – mossa che dovrebbe impattare negativamente su Israele e soprattutto Ucraina.
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