Rischio esondazioni: Croazia e Bosnia flagellate dalle piogge, eserciti in campo

Fra le aree più colpite l’entroterra di Zara: danni ingenti.

Lubiana lancia l’allerta per i fiumi nell’est del Paese

Stefano Giantin
I dintorni di Bihac
I dintorni di Bihac

BELGRADO Una lotta senza sosta per rinforzare argini e allestire barriere con sacchi di sabbia, per evacuare persone in zone a rischio o aiutarle a salvare mobili e oggetti, una battaglia contro il tempo condotta da vigili del fuoco, protezione civile, soldati, volontari e semplici cittadini.

Sono le immagini arrivate martedì da ampie aree della Croazia ma anche dalla Bosnia-Erzegovina, tutte zone interessate negli ultimi giorni da abbondanti precipitazioni che ancora una volta hanno flagellato i Balcani, regione che ancora ben ricorda quelle catastrofiche del 2014.

Dobrovac, in Croazia
Dobrovac, in Croazia

L’emergenza nella regione non è grave come quella di otto anni fa – che colpì in particolare Serbia e Bosnia causando oltre 80 morti, decine di migliaia di sfollati e due miliardi di euro di danni – ma non viene sottovalutata, anzi, soprattutto perché le previsioni annunciano altre piogge nei prossimi giorni.

Fra le aree ora maggiormente colpite, in Croazia, quella attorno a Obrovac, cittadina a una decina di chilometri da Zara, dove in un giorno è piovuto quanto in un anno intero e il fiume Zrmanja, in piena, è stato contenuto solo grazie all’intervento delle autorità e dei volontari, ma i danni sono comunque ingenti, in particolare a svariati esercizi commerciali e a molte abitazioni. Non distante da Obrovac c’è Gracac, dove «la situazione è molto seria»: non era infatti mai capitato che il torrente Otuca straripasse a causa delle piogge eccezionali, quadro aggravato dal mancato deflusso delle acque sotterranee a rendere la situazione più grave, ha detto ieri il ministro degli Interni croato, Davor Božinović, sul posto per osservare le operazioni anti-esondazione e di soccorso alla popolazione.

Pesante la situazione anche più a nord, a Kostajnica, dove sono state allestite in questi giorni «difese anti-esondazioni per la sesta volta in nove mesi», con piogge frequenti che rendono difficile anche «la ricostruzione post-terremoto», ha affermato il direttore generale della compagnia Acque croate, Zoran Djuroković.

Nell’area sono intervenuti anche 150 soldati, mentre altrettanti sono in allerta, ad aiutare a riempire 45mila sacchi di sabbia per contenere le acque del fiume Una, che ieri ha continuato a crescere costantemente. Centinaia gli interventi dei vigili del fuoco, impegnati con oltre 200 mezzi.

Momento difficile anche a Karlovac e Sisak, nella Croazia centrale, località per le quali il Servizio meteo di Zagabria ha lanciato per domani l’allerta per il rischio di esondazioni, avvertendo che il tempo non sarà clemente neppure nei prossimi giorni in ampie parti del Paese. Fanno paura, in particolare, i fiumi Una, Kupa e la Sava, resa ancora più imponente dalle piogge cadute anche in Slovenia, dove ieri il governo ha avvertito la popolazione del rischio tracimazione di corsi d’acqua nella parte orientale del Paese, mentre ieri tratti stradali sono stati chiusi a causa del forte vento.

A essere investita dall’emergenza anche la Bosnia-Erzegovina, in particolare a Bosanska Krupa, dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza, ma anche nell’area di Bihac, a Sanski Most e pure a Prijedor.

Secondo numerosi studi, i Balcani – già a rischio per via della conformazione geografica – potrebbero essere interessati da un crescente rischio di alluvioni a causa del riscaldamento climatico: il Regional Cooperation Council ha stimato in un range di 1,7-4 gradi la crescita delle temperature entro la fine del secolo associata a episodi di massicce precipitazioni e al rischio esondazioni dei corsi d’acqua, in un preoccupante contesto di scarsi investimenti in infrastrutture e prevenzione.

Riproduzione riservata © il Nord Est