Rinnovato il patto di tutela del bilinguismo in Istria

Confermato per il prossimo triennio l’accodo tra Regione e 17 Città e Comuni. L’obiettivo è diffondere l’uso della lingua nelle scuole, ma è polemica sui fondi

Valmer Cusma
ISTRIA BILINGUISMO
ISTRIA BILINGUISMO

TRIESTE. È stato rinnovato per il prossimo triennio l’Accordo di collaborazione tra la Regione e 17 città e comuni dell’Istria inteso a tutelare, applicare e valorizzare il bilinguismo e al mantenimento della lingua italiana come valore di interesse comune.

L’accordo è stato sottoscritto per la prima volta nell'ottobre del 2020. L’obiettivo nel concreto è reintrodurre l’italiano in tutte le scuole della maggioranza non come lingua straniera ma lingua dell’ambiente sociale. Il documento prevede poi laboratori linguistici di italiano per i bambini delle scuole dell’infanzia croate, l’aggiornamento professionale di professori e insegnanti di lingua italiana, l’apertura di corsi di italiano per i dipendenti pubblici sul territorio bilingue e il supporto alle trasmissioni in lingua italiana delle radio e televisioni locali.

L’accordo è stato firmato dal presidente della Regione Boris Miletic e dai sindaci o vicesindaci di Pola, Parenzo, Rovigno, Umago, Buie, Dignano, Cittanova, Verteneglio, Grisignana, Portole, Visinada, Castelliere-Santa Domenica, Fasana, Fontane, Orsera e Montona.

«Questo documento», afferma Miletic, «rappresenta il sostegno ad un’idea e a dei valori in cui tutti ci riconosciamo». Tra i firmatari anche il vicesindaco italiano di Pola Bruno Cergnul, che sta ottenendo apprezzabili risultati nel suo impegno a favore della visibilità sociale dell’identità italiana della città: «L’accordo - dichiara al Piccolo - ha una valenza politica positiva, poiché dimostra la volontà della classe politica e dirigente di tutelare e promuovere la lingua italiana che qui, sul territorio istriano, ha le sue radici più profonde».

I critici dell’accordo osservano che, per la sua messa in pratica, sono stati affidati a ogni Comune soltanto 2.500 euro, cifra con la quale non è semplice tradurre in pratica gli obiettivi del documento. È vero però che l'applicazione del bilinguismo sia a livello regionale, che su quello delle singole autonomie locali, è per legge compito degli stessi enti, senza mezzi aggiuntivi.

La mesta realtà è che in Istria, nonostante le precise disposizioni statutarie, si assiste da tempo a una involuzione nell’uso dell’italiano nella sfera pubblica e ufficiale, come del resto confermato da una ricerca specialistica commissionata dal Consiglio della Comunità nazionale italiana autoctona della Regione istriana.

Per rimediare alla situazione, che rischia di ridurre al lumicino la lingua italiana e la parlata istroveneta, basterebbe applicare almeno in parte il famoso Accordo italo-croato sulla tutela delle rispettive minoranze siglato nel 1996 dai ministri degli esteri italiano Lamberto Dini e croato Mate Granic. A questo proposito i critici chiamano in causa ballo il deputato italiano al Sabor, Furio Radin, osservando che in questi anni avrebbe potuto ottenere dei risultati in merito.

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