L’Europa incalza la Slovenia: «Ricordare le vittime della violenza comunista»
Ok in commissione: la risoluzione promossa dal Ppe andrà al voto fra le polemiche all’Europarlamento

Una faccenda estremamente delicata e divisiva, che sembrava archiviata. E che viene invece prepotentemente riportata d’attualità.
È lo scenario che si sta delineando sull’asse tra Strasburgo e Lubiana, reso incandescente da quanto accaduto alla cosiddetta Commissione permanente per le petizioni (Peti) del Parlamento europeo, che ha votato a maggioranza bulgara – malgrado l’ostruzionismo di Socialdemocratici (S&D), Verdi e Renew – una bozza di risoluzione che chiede alle autorità al potere oggi a Lubiana di rispettare e «preservare la memoria delle vittime del periodo comunista del dopoguerra», leggi durante la Jugoslavia di Tito.
A votare a favore sono stati 17 eurodeputati, solo uno contrario, nessun astenuto e ora la risoluzione sarà sottoposta al vaglio dell’Europarlamento, già a luglio.
Le richieste avanzate
Ma cosa chiede il Peti a Lubiana? Svariate cose, in primis che il governo sloveno «continui a investigare per trovare i luoghi di sepolture di massa» e per raccogliere «prove dei crimini compiuti dal regime comunista jugoslavo».
Il Peti ha poi chiesto che si indaghi «negli archivi dei servizi segreti» del tempo, in testa quelli del Kos e dell’Udba. E ha inoltre stigmatizzato il fatto che il governo in carica abbia abolito, nel 2023, la controversa “Giornata nazionale per il ricordo delle vittime della violenza comunista”, un «passo indietro», lo ha definito il Peti.
Infine, la richiesta a Lubiana di creare «memoriali per onorare le vittime e preservare la memoria». «Tutti i crimini contro l’umanità devono essere trattati allo stesso modo», sia quelli nazifascisti sia quelli comunisti, la chiosa del Peti.
I precedenti
La risoluzione, fortemente sponsorizzata da Romana Tomc, eurodeputata Ppe eletta nelle fila dell’Sds dell’ex premier Janša, nasce da una petizione sottoposta nel 2023 dallo storico sloveno Mitja Ferenc – e sostenuta da 2 mila firmatari – che si era appunto rivolto a Strasburgo per chiedere la reintroduzione della “Giornata nazionale per le vittime del comunismo”, creata da Janša nel 2022, negli ultimi giorni prima di lasciare il potere e poi abolita da Golob.
E ora, con il voto della commissione, «i miei sforzi sono stati premiati», ha commentato Tomc, che ha bollato come «orgogliosi successori dei comunisti» coloro che ancora si oppongono a una risoluzione di questo genere, presunti negazionisti che «anche al Parlamento europeo giustificano i massacri comunisti».
Ma a essere bacchettato dal Peti sarebbe stato lo stesso premier Golob che, a proposito della Giornata abolita e della “petizione Ferenc”, aveva da una parte detto di essere sensibile «alla funzione di ricordo delle vittime di tutte le guerre», ma allo stesso tempo aveva precisato che riprendere quel tipo di commemorazione avrebbe richiesto «una proposta affidata a esperti e adeguatamente approfondita, tale da godere di ampio consenso sociale».
Le reazioni
Sembrano pensarla così anche altri eurodeputati sloveni saliti sulle barricate contro la risoluzione. L’Sds ha «usato» l’Eurocamera per sferrare un attacco al governo sloveno e per «politicizzare» un tema sensibile, ha sostenuto così Matjaž Nemec (S&D/Sd), con il gruppo dei Socialdemocratici che ha parlato di tentativo di falsificare la storia e approfondire le fratture politiche. Da qui la decisione di tentare la via dell’ostruzionismo, per «non legittimare un testo completamente revisionistico», hanno spiegato gli eurodeputati Marjan Šarec e Irena Joveva (Renew). E la battaglia si sposta ora alla plenaria dell’Europarlamento. —
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