Referendum sul fine vita volontario: gli elettori sloveni bocciano la legge
Vince il “no” con il 53%: superata la soglia dei 339 mila voti. Una sconfitta politica cocente per il governo

La Slovenia ha fatto, un po’ a sorpresa, una drammatica inversione a “U”. E si tratta di un pesante smacco, anche politico, per chi oggi governa, a Lubiana. E pure per chi sosteneva a spada tratta il diritto di decidere sulla propria esistenza. Inversione che riguarda la legge sul fine-vita volontario e assistito, approvata dalla maggioranza al potere in Slovenia la scorsa estate e sottoposta ieri a referendum.
Gli elettori sono stati chiamati alle urne per confermare o rigettare le norme fortemente volute dall’esecutivo guidato dal premier Golob, che avevano concesso agli sloveni adulti il diritto al fine vita volontario, sempre che le loro condizioni di salute gravissime fossero state dichiarate irreversibili e le loro sofferenze fossero state valutate come intollerabili. I sondaggi della vigilia suggerivano un testa a testa tra gli opposti schieramenti, con un leggero vantaggio del fronte del “sì”, quello a favore della conferma della legge. Invece, come spesso accade, la realtà è stata ben diversa, con una vittoria netta dei “no”.
Il quadro si è concretizzato con la rapida avanzata dello spoglio, che ha visto sempre il “no” in vantaggio. Verso le 21 la conferma. Con lo spoglio al 94%, i “no” hanno raggiunto e abbondantemente superato la soglia dei 339.025 voti, ossia più di un quinto dell’intero corpo elettorale, il numero “magico” che gli oppositori della legge sul fine-vita dovevano superare per portare alla sospensione delle norme.
Secondo i dati resi pubblici in tarda serata, ormai quasi definitivi, il “no” ha alla fine trionfato con circa il 53%, il “sì” si è fermato intorno al 47%, sotto di oltre 40 mila voti. I dati ufficiali definitivi, il 4 dicembre. “No” che, spulciando tra i dati della Commissione elettorale, ha vinto nella gran parte dei distretti elettorali, mentre i sì hanno prevalso solo in grandi centri abitati come Lubiana e Maribor, ma anche a Pirano, Sezana, Capodistria e in parte di Nova Gorica. Buoni i dati sull’affluenza, oltre il 40%.
Numeri che suggeriscono una sconfitta cocente in particolare per il governo, che non potrà ripresentare una legge sullo stesso tema per almeno un anno – e ci sono le elezioni di mezzo. «Faccio appello ad andare a votare e a scegliere il sì a nome di tutte le persone che soffrono, di tutti coloro che rispettano la libertà di ognuno a decidere per sé delle proprie vite», aveva chiesto il premier, Robert Golob, prima dell’apertura dei seggi.
«La legge slovena sul fine-vita volontario è moderna e le garanzie contro gli abusi ampie e circostanziate» aveva garantito anche la ministra della Salute, Valentina Prevolnik Rupel. In prima fila per il “sì” anche intellettuali del calibro di Slavoj Žižek, schieratosi a favore della legge sul fine-vita volontario «in segno di rispetto verso la spiritualità umana».
Un forte richiamo all’importanza di andare alle urne era arrivato pure dall’associazione “Filo d’argento”, che aveva sottolineato «il pericoloso rischio» derivante dall’astensionismo. Astensionismo che non c’è stato, anzi, recependo gli appelli della presidentessa Pirc Musar: «L’importante è andare a votare, dichiarando ciò che pensano sia giusto o sbagliato». E un numero sufficiente di sloveni ha bocciato la legge sul fine-vita, schierandosi con il movimento “pro-life”. Che sosteneva che le norme avrebbero solo promosso una “cultura della morte”. —
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