Pola, arrivano i fondi per rilanciare i restauri dei palazzi del centro

A partire dall’anno prossimo il piano, avviato già nel 2009, abbraccerà un’area più ampia rispetto al solo nucleo storico
Valmer Cusma
Il centro storico di Pola affollato dai turisti
Il centro storico di Pola affollato dai turisti

 POLA Con l'aumento dei contributi da parte delle casse municipali, sta riscontrando maggiore interesse il progetto Dolcevita mirato alla ristrutturazione e conservazione dei palazzi storici principalmente nel centro storico di Pola. L’importo ora è di 500 mila euro, più che raddoppiato rispetto ai circa 200 mila degli anni scorsi. La cifra è stata ripartita tra 16 progetti, alcuni dei quali già portati a termine. Sono state rifatte le facciate e i tetti di quattro palazzi, per altri cinque si è in dirittura d'arrivo mentre per i rimanenti sette i cantieri verranno aperti a brevissimo. Tutti gli interventi prevedono anche lavori di riqualificazione energetica.

E adesso, come fa sapere l'amministrazione municipale del sindaco indipendente Filip Zoričić, si sta preparando il programma per il 2023, che estenderà la propria area d’azione rispetto al solo nucleo storico in quanto si intende sfruttare la formula del partenariato privato/sociale, con l’obiettivo di rimettere in ordine un numero quanto maggiore possibile di edifici e di conseguenza migliorare l'aspetto del centro urbano, dove in alcuni punti sono ancora oggi visibili gli effetti dei bombardamenti alleati su Pola del 1944/45.

In base alla formula del citato partenariato, il bilancio municipale copre il 50% del costo di ristrutturazione mentre l’altra metà va a carico dei proprietari degli alloggi.

Si spera che il progetto, avviato nel 2009, possa così decollare dopo alcuni anni in cui l’attuazione è rimasta sottotono per lo scarso interesse riscontrato a causa di varie circostanze. In primo luogo, si tratta di edifici costruiti nello scorso secolo in epoca asburgica o italiana, sono dunque molto ampi: pertanto risultano tanti i metri quadrati a carico dei proprietari, con la conseguente maggiore partecipazione ai costi. E poi bisogna considerare lo scarso potere d’acquisto delle famiglie, per cui succede che qualche nucleo decida di non partecipare bloccando così il progetto. Infine, la Soprintendenza ai beni culturali - trattandosi di edifici di valore storico - pone dei precisi vincoli al recupero, facendo così lievitarne ulteriormente i costi.

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