La Repubblica Srpska non si ferma: nasce la polizia ausiliaria dei serbi
Il parlamentino rompe gli indugi nonostante la contrarietà di Bruxelles e delle autorità centrali di Sarajevo

L’Assemblea nazionale della Repubblica Srpska ha approvato una legge che consente la formazione di un nuovo corpo ausiliario di polizia nell’entità serba della Bosnia-Erzegovina, malgrado gli appelli contrari dell’Unione europea e dell’Ufficio dell’Alto rappresentante in Bosnia-Erzegovina (OHR). L’opposizione ha boicottato la votazione.
Il nuovo corpo: cosa sappiamo
Le modifiche alla legge sulla polizia e sugli affari interni della Rs non specificano il numero dei membri del nuovo corpo, né il ministro dell’Interno della Rs, Siniša Karan, ha fornito chiarimenti durante il dibattito, limitandosi a dichiarare che mancano oltre mille agenti e che il nuovo corpo sarebbe impiegato in caso di calamità naturali, per la sicurezza durante eventi pubblici e per la regolazione del traffico.
Le modifiche legislative includono anche una disposizione che permette alla polizia della Rs di adottare misure antidrone, nonostante la Costituzione della Bosnia-Erzegovina attribuisca il controllo dello spazio aereo esclusivamente allo Stato centrale.
Nel testo si legge che il ministero può utilizzare dispositivi per il disturbo del segnale e sistemi di riconoscimento degli oggetti «allo scopo di rimuovere un rischio per la sicurezza», senza specificare quale attrezzatura verrà impiegata. Karan ha sostenuto che queste misure non violano le competenze statali, affermando che si tratta esclusivamente di azioni preventive per evitare danni derivanti dall’uso improprio dei droni.
I precedenti e le reazioni
L’Ue e l’Ohr avevano già chiesto, prima della discussione in aula, di non approvare le modifiche, ritenendo che esse aumentino le divisioni nel paese e tocchino ambiti di competenza statale.
Il ministro dell’Interno della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, Ramo Isak, ha annunciato che avvierà una procedura per istituire un corpo di riserva della polizia nella propria entità bosgnacca, in risposta alla decisione della Rs.
Già nel 2019 la Rs aveva tentato di istituire un corpo di riserva della polizia, ma quella proposta fu poi ritirata, e venne invece creata la Gendarmeria, un’unità speciale all’interno della Direzione di polizia della Rs.
Gli appelli degli altri Paesi
Gli ambasciatori di Italia, Austria, Repubblica ceca, Croazia, Grecia, Slovacchia e Slovenia, riuniti nel gruppo Amici dei Balcani occidentali, hanno inviato intanto una lettera-appello alle autorità bosniache, in merito all’adozione dell’Agenda di riforma.
La Bosnia, si legge, rischia di perdere una prima tranche di 100 milioni di euro a favore di altri partner della regione se gli attori politici del paese non finalizzano con urgenza l’Agenda di riforma.
I fondi del Piano di Crescita dell’Ue, per un totale di un miliardo di euro per la Bosnia-Erzegovina, sono destinati a migliorare le infrastrutture del paese.
«Nel 2023 abbiamo istituito un gruppo informale di Amici dei Balcani occidentali presso il Consiglio dell’Unione europea», ricordano i diplomatici dei sette paesi, sottolineando che «il nostro obiettivo era e rimane quello di sostenere e promuovere la piena adesione dei partner dei Balcani occidentali, all’Ue. Il futuro della Bosnia-Erzegovina è all’interno dell’Unione. Da allora sono stati compiuti notevoli progressi in questo campo. E nel marzo 2024 l’Ue ha avviato i negoziati di adesione con la Bosnia. Ora è necessario mantenere lo slancio. Pertanto, invitiamo tutti i leader politici della Bosnia-Erzegovina a finalizzare urgentemente l’adozione dell’Agenda di riforme del paese». —
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