Pochi serbi, in Croazia la città di Vukovar elimina il bilinguismo

Il Consiglio comunale della “Stalingrado dei Balcani” applica la legge sulle minoranze e cancella pure l’uso ufficiale del cirillico

Mauro Manzin
Il vicesindaco Srdjan Kolar
Il vicesindaco Srdjan Kolar

ZAGABRIA Decisione storica a Vukovar, la città martire della guerra dell’ex Jugoslavia, la Stalingrado dei Balcani come era stata ribattezzata durante il lungo assedio serbo. Città che nel suo rione di Ovčari ha vissuto uno dei più atroci crimini di guerra messi in atto dalle truppe serbe ossia far correre i prigionieri croati lungo un campo minato sparando poi loro con i kalashnikov. Ebbene il consiglio comunale di Vukovar ha votato per abolire l'uso ufficiale della scrittura serba e cirillica nella città, poiché ora vivono lì un numero insufficiente di serbi per qualificarsi per il diritto all'uso della loro lingua ai sensi della legislazione sulle minoranze.

Il Consiglio comunale ha votato per porre fine all'uso ufficiale della lingua serba e dell'alfabeto cirillico in città dopo che i dati del censimento del 2021 hanno rivelato che il numero di serbi che vivono a Vukovar è sceso al 29,73% della popolazione.

Poiché si tratta di meno di un terzo degli abitanti della città, i serbi non hanno più il diritto all'uso ufficiale della lingua serba e dell'alfabeto cirillico in città. La questione dei segni cirillici è stata per anni molto controversa a Vukovar, assediata e devastata dall'esercito popolare jugoslavo e dai paramilitari serbi nel 1991.

Hanno votato a favore della decisione i consiglieri comunali del Movimento Patria, dei Sovranisti Croati, dell'Hdz e il presidente del Consiglio comunale, l'indipendente Željko Sabo, mentre tre hanno votato contro, tutti serbi – due consiglieri del Movimento Democratico Indipendente Partito serbo, Sdss e uno dell'Alleanza democratica dei serbi.

Il vicesindaco Srdjan Kolar, presidente della Sdss di Vukovar, ha affermato che il suo partito ha proposto un emendamento in cui si afferma che la comunità serba dovrebbe avere il diritto di usare la propria lingua e il proprio alfabeto quando comunica con le istituzioni pubbliche, ma non è stato approvato. «Abbiamo anche cercato di modificare il diritto alla rappresentanza proporzionale della minoranza nelle aziende pubbliche, nelle istituzioni, nei consigli di amministrazione e nei consigli di sorveglianza, ma neanche questo è stato approvato, mentre se lo fosse stato, altre minoranze nazionali nell'area di Vukovar avrebbero di fatto beneficiato anche della nostra proposta», ha precisato Kolar. Egli ha altresì affermato di ritenere che la proposta della Sdss fosse in linea con l'accordo che ha visto Vukovar reintegrarsi pacificamente in Croazia dal 1996 al 1998 dopo che i serbi ribelli che controllavano la città durante la guerra furono espulsi. «De facto, un terzo delle persone che vivono a Vukovar sono serbi, e dovrebbero avere la propria lingua e scrittura nella sfera pubblica», ha ribadito ancora Kolar.

La decisione del Consiglio mette fine alla disputa decennale sull'uso della lingua serba e della scrittura cirillica in città, che ha scatenato le rabbiose proteste dei veterani di guerra croati. Le leggi sui diritti delle minoranze in Croazia autorizzano qualsiasi minoranza che conta oltre un terzo della popolazione locale all'uso ufficiale della propria lingua e scrittura.

Secondo il censimento nazionale del 2011 in Croazia, poco più del 34% della popolazione di Vukovar si è dichiarato serbo. Ma nel 2013, come scrive l’agenzia Birn, quando alla stazione di polizia di Vukovar è stata installata un'insegna bilingue in caratteri cirillici e latini, è stata subito abbattuta dai veterani croati che difendevano la città quando era sotto assedio. E la decisione del Consiglio comunale certo non prelude a un futuro di pacifica tolleranza.

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