Piano di consultazioni fra Mosca e Belgrado, l’allarme di Usa e Ue

Preoccupazioni e richieste di chiarimenti. Intanto la Serbia annuncia che non riconoscerà l’esito del referendum in Ucraina

La redazione
epa05904821 Newly elected President of Serbia, Prime minister of Serbia Aleksandar Vucic smiles during press conference with German Foreign Minister Sigmar Gabriel (not pictured), during their meeting in Belgrade, Serbia 12 April 2017. German Foreign Minister Sigmar Gabriel is on one day visit to Belgrade. EPA/KOCA SULEJMANOVIC
epa05904821 Newly elected President of Serbia, Prime minister of Serbia Aleksandar Vucic smiles during press conference with German Foreign Minister Sigmar Gabriel (not pictured), during their meeting in Belgrade, Serbia 12 April 2017. German Foreign Minister Sigmar Gabriel is on one day visit to Belgrade. EPA/KOCA SULEJMANOVIC

BELGRADO. Un colpo al cerchio e uno alla botte, scontentando tutti. È la politica estera della Serbia, Paese balcanico che guarda alla Ue come obiettivo strategico, ma non riesce a staccarsi dall’abbraccio mortale con lo storico alleato russo. Lo confermano le ultime controverse evoluzion: Belgrado, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu, ha firmato con la Russia un "Piano di consultazioni" tra ministeri degli Esteri, valido i prossimi due anni, strumento che permetterà a Mosca e Belgrado di coordinarsi su temi di politica internazionale.

Ma può un Paese candidato all’adesione, nel mezzo di una guerra scatenata dalla Russia, siglare un patto del genere proprio con il Cremlino? Non la pensano così in tantissimi, Ue in testa. Bruxelles ieri ha reagito, dicendosi «preoccupata» per l’intesa e ricordando che Belgrado, invece di flirtare con Mosca, dovrebbe allinearsi «sulla nostra politica estera». Sulla stessa linea l’ambasciatore Emanuele Giaufret, numero uno della Delegazione Ue a Belgrado, secondo il quale non sarebbe questo «il tempo» di «rafforzare i legami con la Russia». E la pensa così anche Washington. «In questo momento nessuno dovrebbe firmare alcunché con la Russia» ed è «per noi difficile comprendere» cosa è stato firmato, «ma chiederemo lumi», ha avvisato con durezza ieri l’ambasciatore Usa a Belgrado, Cristopher Hill.

Ma la levata di scudi contro il piano di consultazioni serbo-russo appare diffusissima. Ad aprire le danze era stata l’europarlamentare tedesca Viola von Cramon, che ha parlato di «grave scandalo nel mezzo di una guerra». «Forse è solo un segnale per noi», inteso l’Ue, che si dovrebbero «congelare i negoziati d’adesione» con la Serbia, perché «per entrare nell’Unione non si passa per Mosca», ha deplorato. È un «duro colpo al processo d’adesione» della Serbia, con la Russia che starebbe cercando di «attaccare l’allargamento europeo» con azioni aggressive, ha fatto eco anche l’eurodeputato e “rapporteur” sulla Serbia, Vladimir Bilcik.

Anche in Serbia l’intesa ha fatto storcere il naso a più di qualcuno, nell’opposizione. Le rimostranze hannop costretto il ministro degli Esteri Nikola Selaković, lo stesso che ha firmato il controverso Piano con Lavrov, a reagire. L’accordo, ha spiegato, sarebbe solo «tecnico» e riguarda attività bilaterali e la “difesa” delle posizioni serbe sul Kosovo, non temi relativi, ad esempio, alla sicurezza.

Lo stesso Selaković ha lanciato un’altra “bomba”, che va nella direzione opposta e non farà piacere a Mosca e ai separatisti russi in Ucraina. Belgrado non riconoscerà i risultati dei referendum russi «nelle regioni dell’Ucraina», per rispettare il diritto internazionale, ha reso noto. Innanzitutto per la stretta osservanza da parte della Serbia dei principi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite; e forse soprattutto perché ciò andrebbe «contro gli interessi nazionali» del Giano bifronte serbo proprio sul fronte Kosovo.

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