Patto militare fra Slovenia e Croazia, la Serbia tuona: «È un atto ostile»

Prevista una cooperazione più stretta sulla difesa. Vučić evoca il fantasma di una guerra contro Belgrado

Stefano Giantin
I ministri della Difesa della Croazia e della Slovenia, Ivan Anušić e Borut Sajovic, passano in rassegna i militari schierati
I ministri della Difesa della Croazia e della Slovenia, Ivan Anušić e Borut Sajovic, passano in rassegna i militari schierati

Due Paesi europei membri Ue e Nato, Slovenia e Croazia, decidono di approfondire i già buoni rapporti bilaterali, siglando un accordo di cooperazione militare. Ma un progetto all’apparenza secondario crea improvvisi attriti con un terzo incomodo, ancora fuori dal club europeo, la Serbia. Che legge il passo come un atto ostile.

Slovenia, Croazia e Serbia sono i protagonisti dell’ultima diatriba che sta andando in scena nel cuore dei Balcani. La miccia: un’intesa firmata da Lubiana e Zagabria che prevede una più stretta collaborazione sul fronte difesa. In pratica, i due Paesi hanno deciso di «svilupparsi insieme, così che le nostre industrie della difesa operino in maniera migliore e con più efficienza», ha spiegato il ministro croato della Difesa, Ivan Anušić, sottolineando che Slovenia e Croazia sono «sulla stessa lunghezza d’onda».

L’ultima intesa rappresenta «un nuovo capitolo nei rapporti» bilaterali, ha assicurato Anušić, anticipando che passi concreti saranno discussi alla Fiera specializzata nel comparto difesa a Lubiana, a ottobre. La Croazia ha firmato in primavera un simile accordo sul fronte difesa anche con Kosovo e Albania, con la Bulgaria che sarebbe interessata a prendervi parte.

«Le cose nel mondo sono cambiate e ciò richiede un rafforzamento della collaborazione sulla difesa e in altri settori», ha detto da parte sua l’omologo sloveno Borut Sajovic, suggerendo che Slovenia e Croazia avrebbero anche «grandi responsabilità» per garantire la stabilità dei Balcani occidentali, in particolare nel preservare la pace in Kosovo e in Bosnia-Erzegovina.

Non tarda però ad arrivare la reazione sopra le righe della Serbia. Gli abboccamenti tra Slovenia e Croazia? E quelli tra Croazia, Albania e Kosovo (che ha annunciato un investimento da un miliardo per potenziare quello che dovrebbe diventare il suo esercito regolare)?

Sarebbero «delle preparazioni per qualcosa in futuro», forse un conflitto, ha detto cripticamente il presidente serbo Aleksandar Vučić, che ha rincarato parlando di alleanze «multiformi contro la Serbia» e contro gli «interessi del popolo serbo». Serbia che sarebbe stata attenzionata solo perché «non ubbidiente» ai richiami e ai desiderata dell’Occidente, ha aggiunto Vučić.

Durissima anche la presa di posizione del leader serbo-bosniaco Milorad Dodik. Slovenia e Croazia pensino agli affari propri: «la responsabilità» della pace in Bosnia è «della sua gente e dei leader che hanno eletto». «Creare nuove alleanze» in una regione dove i conflitti di 30 anni fa sono ancora vivi nella memoria e «senza parlare e consultarsi con i Paesi vicini solleva interrogativi e suscita preoccupazione», la dura condanna arrivata ieri anche dal ministro serbo degli Esteri, Marko Djurić.

Il ministro degli Esteri croato, Gordan Grlić-Radman, parla di «menzogne» e accusa Belgrado di voler solo «distrarre l’attenzione dalla situazione molto difficile» in Serbia, scossa da proteste sempre più forti contro Vučić. —

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