Olio, yogurt e riso a prezzi calmierati nei supermercati di Croazia e Serbia
Scattano le misure contro il caro spesa decise dai governi oltreconfine. E catene come Konzum e Lidl si accodano applicando ulteriori ribassi

L’inflazione si raffredda ma rimane alta incidendo in particolare sul costo del cibo, immiserendo così la popolazione.
E allora Croazia e Serbia si muovono con sempre maggior forza per arginare il caroprezzi, con misure di calmieramento, fissando un tetto al costo di vari prodotti. E moral suasion. Ed è proprio questa la filosofia scelta anche da Zagabria nel suo quinto pacchetto di misure di sostegno a imprese e persone, presentato questa settimana dal governo.
L’obiettivo principale e il messaggio da dare alla popolazione è che l’esecutivo vuole garantire «la sicurezza economica, la stabilità e la prevedibilità» delle spese per «il comparto produttivo e per la gente», ha spiegato il premier croato Andrej Plenković.
Gente, in particolare quella più vulnerabile, che potrà fare la spesa scegliendo da un paniere una trentina di prodotti di largo consumo, i cui prezzi saranno regolati su un tetto massimo a partire dal prossimo 18 settembre: misura attesa in un Paese dove la corsa al rialzo dei prezzi rappresenta una preoccupazione crescente.
Alcuni prodotti vedranno così i costi congelati – come olio di semi (1,72 euro al litro), latte Uht (0,98), farina (intorno agli 80 centesimi al kg), zucchero (1,33 euro), carne di pollo (3,32) e carne di maiale (4,11 euro). Molti altri registreranno invece forti riduzioni, fino al 50% rispetto a quelli della fine dell’anno scorso. Fra questi, il riso, che passerà dai 4,92 euro che servivano per un kg a 2,29, ma diminuisce anche il costo di yogurt, formaggio Gouda, di spaghetti (da 1,95 a 1,09, -44%), uova (-18%) e carne di maggior pregio come il vitello (da 7,99 a 6,99). In calo, per ordine dell’esecutivo, anche i prezzi massimi di patate, piselli, dentifricio, gel doccia, shampoo, carta igienica, pannolini e assorbenti.
Secondo le autorità, il risparmio sarà consistente, con il paniere medio che passerà da 100 euro a 76,2, con un risparmio del 24% per i consumatori. In pratica, «si ritornerà ai prezzi di fine 2022», ha riassunto Plenković. Consumatori che saranno aiutati, con aiuti governativi, anche con il congelamento dell’attuale prezzo dell’energia elettrica, sostegno che si somma al tetto già deciso per il gas e in vigore fino a marzo 2024.
La mossa del governo ha risvegliato anche la grande distribuzione, lavorata ai fianchi dalle autorità nei giorni passati. Così il colosso Konzum ha lodato «gli sforzi per contenere l’inflazione» e ha annunciato un ribasso dei prezzi di quasi mille articoli oltre ai trenta decisi dallo Stato. «Anche prima degli inviti del governo» i prezzi sono stati ribassati, per la precisione da inizio settembre, ha fatto eco anche Lidl, in quella che potrebbe diventare una reazione a catena positiva, per le tasche dei cittadini, magari da copiare in altri Paesi europei.
La speranza di molti, in Serbia, è che lo stesso avvenga anche oltreconfine, nei supermercati e negozi di Belgrado, Nis e Novi Sad. Nel paese si stanno osservando misure speculari a quelle croate, con il presidente Vucić che ha annunciato già prima di Plenković un tetto ai prezzi di venti prodotti di larghissimo consumo in tutti i punti vendita nazionali. Si pagano così di meno, da mercoledì scorso fino al 31 dicembre, yogurt, formaggi, succo di mele, patate, ma anche prodotti di igiene personale, carne di pollo, caffè e cioccolata. Campagna «prezzo migliore» che ha provocato anche qualche polemica, con Vucić criticato per aver lodato il ribasso del “parizer”, una sorta di salame di bassa qualità, che poi il leader serbo ha mangiato facendosi filmare.
La corsa ai ribassi è stata decisa nei mesi scorsi anche in Paesi come la Romania, che ha congelato i prezzi per tre mesi e in Kosovo, mentre in Slovenia, secondo la Camera di commercio nazionale, il calo starebbe avvenendo in maniera naturale: una visione non condivisa da parte di media e opinione pubblica.
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