Missili sul mercato, una strage. I detriti del drone in Romania

Almeno 17 vittime e 32 feriti per un attacco russo nel Donetsk, l’ira di Zelensky. Bucarest ammette: «Pezzi di velivolo sul nostro territorio». Ma poi smorza i toni
La redazione
I soccorsi dopo il bombardamento nel Donetsk
I soccorsi dopo il bombardamento nel Donetsk

Ancora missili russi sull’Ucraina, ancora morti. Questa volta Mosca ha centrato un mercato nella città di Kostiantynivka, nel Donetsk, causando almeno 17 vittime e 32 feriti tra i civili. Anche un bambino è rimasto ucciso. La guerra portata dal Cremlino non si ferma e, anzi, rischia ogni volta di sfuggire di mano visto che l’Ucraina confina con diversi membri Nato.

Allarma, quindi, ma non desta stupore, che dentro i confini della Romania siano stati trovati detriti che apparterrebbero a un drone di Mosca.

Se l’indagine avviata da Bucarest confermasse l’ipotesi, si tratterebbe di una «situazione del tutto inammissibile» e di una «grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Romania, uno Stato che fa parte della Nato», ha ammonito il presidente Klaus Iohannis, anche se in serata il ministro della Difesa Angel Tilvar ha abbassato i toni affermando che l’episodio «non rappresenta una minaccia diretta: non ci rende certo felici, ma non credo che si possa parlare di attacco. Dobbiamo saper distinguere tra un atto di aggressione e un incidente», ha spiegato.

I resti sono stati recuperati in una zona sull’altra sponda del Danubio, di fronte al porto ucraino di Izmail, preso di mira dai russi da quando Mosca ha deciso di uscire dall’accordo sul grano.

Obiettivi civili

Gli attacchi russi però non si limitano a prendere di mira bersagli militari. Era già successo al teatro di Mariupol o, più recentemente, con i missili su un ristorante di Kramatorsk. Stavolta l’obiettivo è stato un mercato: un’azione di una «disumanità assoluta», l’ha definita il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La condanna è arrivata unanime anche dall’Ue, dalla Casa Bianca, da Parigi e da Berlino, che ha parlato di «attacco all’umanità». Il raid tra l’altro proprio nelle ore in cui a Kiev è arrivato il segretario di Stato Usa Antony Blinken, per la terza volta nel Paese. Un blitz a sorpresa nel quale il capo della diplomazia americana ha annunciato un altro miliardo di dollari in aiuti, che secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dimostrerebbero la volontà Usa di continuare la guerra «fino all’ultimo ucraino». Il segretario di Stato americano ha elogiato i «buoni progressi» della controffensiva di Kiev. La lenta ma costante avanzata delle forze ucraine è merito anche delle armi che in questi mesi sono arrivate dagli alleati occidentali, specialmente a stelle e strisce. Tank, F-16, bombe a grappolo e, probabilmente, anche le controverse munizioni perforanti all’uranio impoverito, già inviate dalla Gran Bretagna. La notizia che anche gli Usa si apprestano a fornirle è stata confermata dal Pentagono. L’equipaggiamento potrebbe aiutare Kiev ad affrontare quello che Zelensky ha prospettato come «un inverno difficile» per il suo Paese. Sul campo le cose sembrano andare meglio per l’Ucraina. Dopo giorni in cui rivendicava la presa dello strategico villaggio di Robotyne, sul fronte meridionale nella regione di Zaporizhzhia, ieri è stata la Russia ad ammettere la sconfitta su questo territorio. Ovviamente l’ha fatto a modo suo, giustificando la ritirata come una scelta «tattica». Trincerarsi qui non sembrava «un’opzione praticabile» e per questo avrebbero deciso di spostare le truppe sulle alture attorno. — RIPRODUZIONE RISERVATA

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