La minoranza serba in Kosovo si riprende nove municipi su dieci

Il voto ha visto la Srpska Lista imporsi al nord e nelle zone dove la comunità è ampiamente presente

Stefano Giantin
Elettori in attesa di poter esprimere il proprio voto in un seggio a Mitrovica nord. Foto EPA / GEORGI LICOVSKI
Elettori in attesa di poter esprimere il proprio voto in un seggio a Mitrovica nord. Foto EPA / GEORGI LICOVSKI

Più di due anni di tensione ai massimi livelli, coincisi con l’abbandono in massa delle istituzioni da parte dei serbi e con il boicottaggio in massa delle elezioni del 2023. Ora, infine, il ritorno dei rappresentanti della minoranza nei municipi favorito da un’affluenza rilevante, un segnale che fa ben sperare.

Sono i contorni dello sviluppo forse più importante delle elezioni locali tenutesi domenica in Kosovo, voto assai significativo, malgrado la cittadinanza si sia recata alle urne solo per le amministrative. Amministrative che hanno visto, a differenza dell’aprile 2023, correre nel nord a maggioranza serba e in altre limitate zone dove i serbi rimangono maggioranza tutti i maggiori partiti che rappresentano i serbi che ancora vivono in Kosovo.

E pure gli elettori serbi hanno compreso l’importanza di riavere degli amministratori della propria etnia, con un’affluenza che in località come Zubin Potok ha superato il 60%, poco sotto il 46% a Mitrovica nord, dati significativamente più alti del 40% circa a livello nazionale.

A trionfare, tra i serbi, è stato com’era nelle attese la Srpska Lista, maggior partito che rappresenta gli interessi della minoranza e di Belgrado, che ha conquistato già al primo turno nove su dieci municipalità, con percentuali bulgare, tra cui le quattro del nord, ovvero Zvečan, Zubin Potok, Leposavić e Mitrovica nord, dal 2023 sotto il controllo di sindaci di etnia albanese o vicini alle autorità di Pristina, fattore causa di estrema tensione negli ultimi anni. Unico comune dove la Srpska Lista sarà costretta al ballottaggio, contro un rappresentante del piccolo partito Srpska Narodna Sloga, Klokot, nel sud del Kosovo.

Vittoria della Srpska Lista e ritorno dei serbi nei gangli del potere locale che era nell’aria già domenica sera. «Sono orgoglioso di voi, della vostra lotta e del nostro popolo in Kosovo e Metohija», aveva detto già durante la notte il presidente serbo Aleksandar Vučić, mentre caroselli di auto con bandiere serbe andavano in scena nella parte settentrionale di Mitrovica.

Ma non si è votato solo a nord e nelle enclave serbe, con una lotta serrata nel resto del Paese per conquistare municipi grandi e piccoli. Lotta che si concluderà, in moltissimi casi, solo il prossimo 9 novembre, perché il primo turno non è stato decisivo. E si dovrà andare al ballottaggio. Secondo dati quasi definitivi forniti dalla Commissione elettorale nazionale di Pristina, solo in una ventina di centri sui 38 dove si è votato il nuovo sindaco è stato scelto al primo turno.

Ballottaggio che andrà invece in scena nella capitale, Pristina, ma anche in cittadine importanti come Peja/Peć, Mitrovica sud e Prizren. Pristina dove, fra poco meno di un mese, torneranno a sfidarsi Perparim Rama, cavallo su cui aveva puntato l’Alleanza democratica del Kosovo (Ldk, oggi all’opposizione), ottenendo il 33,7%, contro il 33% conquistato da Hajruall Ceku del partito di maggioranza Vetevendosje (il partito del premier Albin Kurti).

Il secondo turno è previsto anche a Mitrovica sud, dove Peci (Vetevendosihe) e Tahiri (Pdk, opposizione a livello nazionale) sono separati da meno di trenta voti. L’affluenza finale è risultata di poco superiore al 40%, in calo di quasi due punti rispetto al 2021. Malgrado le preoccupazioni della vigilia, le operazioni di voto si sono svolte senza incidenti di rilievo. —

 

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