Mini-leva obbligatoria in Croazia, è ufficiale: sotto le armi per due mesi dal 2025

La reintroduzione della misura annunciata dal ministro Ivan Anušić. La stima: coinvolti 4-5 mila giovani l’anno
Stefano Giantin
Un reparto di soldati dell'esercito croato durante una manifestazione militare in una foto d’archivio
Un reparto di soldati dell'esercito croato durante una manifestazione militare in una foto d’archivio

ZAGABRIA Prima voci sempre più ricorrenti, poi annunci di peso via via maggiore. Infine, ora, l’ufficialità praticamente di fatto: in Croazia, nel giro di qualche mese, sarà ripristinata la leva obbligatoria. Anzi, per la precisione, una “mini-leva”, comunque importante. Perché è un segnale significativo in tempi di guerre e grave instabilità geopolitica.

È lo scenario che si sta sviluppando a Zagabria, dove dal prossimo anno alcune migliaia di giovani, i primi dal 2008, torneranno brevemente sotto le armi per il servizio militare obbligatorio. Ad annunciarlo è stato il ministro croato della Difesa, Ivan Anušić, che ha svelato che la «leva durerà due mesi». E la coscrizione «inizierà il primo gennaio 2025».

Zagabria che «continua» sulla strada che «avevamo annunciato e tutto viene comunicato all’opinione pubblica», ha aggiunto Anušić, ricordando che il governo ha anche «aumentato i salari dei militari e degli ufficiali». Anusic che non ha fornito ulteriori dettagli sulla “mini-leva”, che riporta il servizio militare obbligatorio in Croazia sedici anni dopo che era stato sospeso, ma non abolito a tutti gli effetti.

Sull’argomento tuttavia molto già si sa, con la stampa locale che ha suggerito che l’addestramento dei “bocia” dovrebbe avvenire nelle caserme e nelle strutture militari dell’esercito croato a Pozega, Sinj e a Knin.

A essere arruolati, secondo le più credibili statistiche, dovrebbero essere solo 4-5.000 giovani ogni anno. In Croazia, infatti, ogni dodici mesi sono circa 17-18 mila i giovani che diventano maggiorenni. Molti saranno però scartati all’esame medico, mentre altri sicuramente sceglieranno in alternativa il servizio civile, per evitare i due mesi nei ranghi dell’esercito. Due mesi che sono sufficienti, dato che corrispondono «alla durata dell’attuale formazione militare volontaria», aveva specificato il mese scorso Ivan Susić, numero uno della sezione Risorse umane dell’esercito di Zagabria.

Volontari che, oggi, ricevono una sorta di indennità, di poco inferiore ai mille euro al mese. Anche per i futuri soldati di leva, da quanto sta emergendo, dovrebbe essere prevista un’indennità erogata dallo Stato, seppur di valore molto inferiore. È mistero, finora, sui costi che la Croazia dovrà affrontare per riesumare la leva. Tuttavia, alcune stime hanno suggerito in passato un investimento di poco meno di 70 milioni di euro all’anno.

Di certo, in Croazia ci sarebbe voglia di leva. Un sondaggio del quotidiano Vecernji List aveva infatti svelato che sette croati su dieci sarebbero oggi favorevoli alla reintroduzione del servizio militare, un trend comune a molte altre nazioni europee. Sorprende poco, visti i venti di guerra che da anni soffiano impetuosi da Est, dal teatro di guerra tra Russia e Ucraina. Ma ci sarebbe di più. «Se guardiamo alle tensioni che ci sono nei Paesi nostri vicini», al tipo di «mondo che ci circonda», come pure «alle minacce dell’immigrazione illegale, alla serie di attentati terroristici in Europa negli ultimi quindici anni, una sola parola viene in mente» ed è «sicurezza», aveva affermato il premier croato Plenković in primavera, commentando l’ipotesi del ritorno della leva, un passo già compiuto da Paesi come Lettonia e Lituania. E sul tavolo anche in Germania.

Ma Zagabria mira ad andare oltre, con un piano di riarmo che prevederebbe di acquistare nuovi mezzi investendo miliardi, dismettendo – e probabilmente donando all’Ucraina – tutto quanto rimane dei vecchi residuati di epoca jugoslava o produzione sovietica.

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