Migranti, Meloni incalza l’Unione europea:«L’Italia è in una tenaglia tra Balcani e Mediterraneo»

TIRANA L’immagine è forte: «L’Italia si trova in una tenaglia».
Giorgia Meloni lo dice da Tirana, cuore della rotta balcanica. Secondo Frontex, da queste parti i passaggi di migranti sono in aumento vorticoso (+168% nel 2022), e l’Ue vuole occuparsi di questi confini.
Siamo in piazza Italia, alle spalle della premier c’è il modernissimo stadio che ha ospitato il vertice tra i Paesi dell’Ue e quelli dei Balcani occidentali. La tenaglia a cui fa riferimento Meloni è la pressione migratoria, con le due rotte, quella Mediterranea e quella che passa a Est.
Le navi delle Ong in queste ore continuano a salvare migranti nelle acque a sud della Sicilia, Meloni sa che fra non molto si riproporrà il problema di cosa fare con i porti che in molti nella sua maggioranza vorrebbero blindare.
Lasciare i migranti in mezzo al mare, però, significa riaprire lo scontro con i partner europei e questa non è l’intenzione di Palazzo Chigi. Prima di tornare verso l’aeroporto di Tirana, la premier ribadisce che «la mia posizione non cambia», ovvero «distinguere profughi da migranti economici».
Eppure dalle sue parole, e da fonti governative, si scorge l’impegno che la confusione generata un mese fa con l’arrivo delle quattro navi delle ong non si ripeterà: «Mi rendo perfettamente conto che la questione non va affrontata così, caso per caso».
È la premessa per ribadire l’auspicio di un impegno forte dell’Ue: «Bisogna passare da un dibattito, poco fruttuoso, sulla redistribuzione presunta a un approccio per cui i confini esterni dell’Ue si difendono e si distingue il tema dei rifugiati da quello dell’immigrazione».
L’altra parte di quella che Meloni definisce «la tenaglia», sono appunto i Balcani. E mentre i lavori del vertice Ue erano appena finiti è arrivato l’annuncio del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che con una direttiva ha chiesto ai prefetti di potenziare i controlli sui treni in arrivo dai confini orientali: «Tra l’1 gennaio ed il 25 ottobre di quest’anno sono stati rintracciati 4.101 migranti irregolari rispetto ai 1.350 dello scorso anno (204%)», si legge nella direttiva del Viminale.
Il summit alla presenza di praticamente tutti i capi di Stato e di governo della regione e dell’Unione si è chiuso con una dichiarazione congiunta ed è servito soprattutto a mandare un segnale alla Russia: «Anche questa è Europa». Un concetto dato per scontato in Albania, ma molto meno in Paesi come la Serbia, che i vincoli con Mosca li ha mantenuti.
Dire «è il nostro territorio», vuol dire anche, come ha spiegato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, collaborazione sulle ondate migratorie: «Potete contare sul nostro sostegno, per la gestione delle frontiere e per il processo di migrazione e di asilo». In cambio però l’Europa fa una richiesta ai Paesi dei Balcani occidentali: «Unificare la politica dei visti».
Se «anche questa è Europa», come hanno dimostrato i leader venendo qui per la prima volta, allora bisogna accelerare sul processo di adesione di questi Paesi all’Ue. Una cosa che non è cambiata con l’arrivo della destra al governo è l’appoggio dell’Italia all’ingresso dei Balcani occidentali. Meloni lo dice chiaramente: «Noi siamo favorevoli, lo consideriamo strategico, poi è ovvio che sono processi che hanno i loro tempi e che richiedono passi avanti da entrambe le parti».
L’allargamento dell’Unione europea
Sono già in corso i colloqui di adesione con quattro dei sei Paesi (Serbia, Montenegro, Albania e Macedonia del Nord). La Bosnia-Erzegovina ha ottenuto il via libera dalla Commissione per la concessione dello status di Paese candidato («l’Italia la appoggia», ha sottolineato ieri Meloni). Il governo albanese crede che alcuni progressi si siano visti: Tirana sta accelerando sulle riforme, mentre l’Europa interviene finanziariamente per contrastare la crisi energetica ( un miliardo per tutta la Regione).
ll vertice di Tirana è stato l’occasione per una serie di incontri bilaterali che hanno visto impegnata Meloni.
Con il cancelliere tedesco Olaf Scholz la premier ha parlato di energia, senza entrare in troppi dettagli. Più intensi gli incontri con il padrone di casa, Edi Rama, con il presidente serbo Aleksandar Vucic. Niente bilaterale, ma molti sorrisi, con Viktor Orban, il leader ungherese, mentore delle destre europee.
Non c’è stato, invece, il chiarimento con Emmanuel Macron, il quale prima della foto di gruppo ha avvicinato Meloni per stringerle la mano. «Ci saranno altre occasioni», ha detto la premier in serata, «con la Francia va tutto bene». L’occasione in effetti è vicina: fra due giorni ad Alicante c’è un vertice del Mediterraneo. Un’occasione per parlare dell’altro lato della «tenaglia». —
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