Migranti cinesi sulla rotta balcanica: ecco perchè i flussi verso l'Europa sono in aumento
A centinaia rischiano la vita attraversando Serbia e Bosnia. Fenomeno sotto la lente di autorità e Ong: solo pochi giorni fa un barcone si è rovesciato sulla Sava

Lungo la Rotta balcanica si verificano diversi fenomeni meno noti e destinati a far discutere. Fenomeni come quello dei tentativi, sempre più frequenti, dei cittadini cinesi di raggiungere l’Europa via Balcani, aiutati da passeur senza scrupoli, che li accompagnano attraverso la “Balkan Route”, dalle insidie a volte mortali.
È quanto suggeriscono varie tessere di un complesso puzzle, che descrive una tendenza ancora circoscritta, ma in rialzo. Tessere come la tragedia registrata nei giorni scorsi nei pressi di Slavonski Brod, in Croazia, dove un barcone che trasportava una dozzina di migranti irregolari sulla Sava si è rovesciato, provocando la morte di tre di loro. Ma chi erano, i disperati trasportati da un passeur bosniaco?
Tutti e dodici erano cinesi, forse ci sarebbe stato anche un turco, hanno successivamente svelato i media locali. Di certo, avevano addosso i documenti e dunque la loro morte «è stata del tutto inutile, perché avrebbero potuto chiedere asilo, invece che affidarsi alla rete dei passeur, per i quali solo il guadagno è importante», non certo la vita delle persone, ha spiegato il responsabile della Polizia di frontiera croata, Zoran Ničeno. Solo un caso isolato? Tutt’altro.
Un incidente del tutto speculare si era verificato a inizio ottobre sul Danubio, vicino alla cittadina di Bačka Palanka. Anche lì, un barcone, un passeur e sull’imbarcazione dieci cittadini cinesi, che speravano di passare irregolarmente dalla Serbia alla Croazia, Paese Ue. Non andò bene, a causa del rovesciamento della barca in mezzo al fiume. Il bilancio di allora, un morto, anche in quel caso un cinese.
Ma ci sono anche altri indizi che corroborano il quadro generale, come l’arresto di un kosovaro, che avrebbe facilitato il transito di cinque cinesi attraverso il Kosovo. O quello di un indiano, che ad agosto ha causato un incidente mentre trasportava, in Slovenia, tre migranti cinesi.
E poi ci sono i numeri. Le autorità in Croazia, ad esempio, sembrano consapevoli dell’inedito flusso di cittadini cinesi sulla Rotta balcanica e hanno informato di 454 cinesi che hanno fatto domanda d’asilo nel 2024. Ma nel 2025, fino a settembre, sono stati già quasi 400, eppur si tratta della punta dell’iceberg. Anche Frontex ha precisato che sono stati 482 i cinesi fermati alle frontiere balcaniche quest’anno, con gruppi di più di 50 di loro identificati negli ultimi mesi, a suggerire un trend in crescita.
Trend che comincia a vedersi con chiarezza anche in Slovenia, dove fino a luglio erano stati 527 i cinesi fermati, più del doppio rispetto al 2024. Ma già l’anno scorso gli analisti del Mixed Migration Centre-Oim avevano evidenziato una «presenza aumentata» sulla Rotta. Numeri dietro cui si nasconde un fenomeno che potrebbe provocare non pochi mal di testa, a Sarajevo e più ancora a Belgrado, sulla falsariga di quanto accaduto negli anni scorsi con migranti-finti turisti iraniani o cubani.
I cinesi, infatti, arrivano legalmente in Serbia in aereo, dato che tra i due Paesi non c’è obbligo di visto. Poi, in numero crescente, si rivolgono ai passeur che operano a Belgrado per raggiungere la Ue. Come? Le rotte principali sono quelle via Bosnia o verso la Croazia, compresi pericolosi attraversamenti di Sava e Danubio.
Ong hanno segnalato anche tentativi di superamento del “muro” ungherese o passaggi alternativi via Romania, sempre dal Nord della Serbia. Che ora, dopo il caso Slavonski Brod, potrebbe doversi aspettare “pressioni” dalla Ue affinché vengano resi più difficili gli ingressi nel Paese dal lontano Oriente.
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