Migliaia di lavoratori in “fuga” dai Balcani alla Germania
I ritardi nel processo di allargamento dell’Unione europea stanno producendo esodi di massa verso la Germania a corto di manodopera

L’allargamento della Ue ai Balcani, malgrado promesse e risuonar di fanfare, rimane una lontana chimera, con i Paesi della regione destinati ad attendere tanti altri anni prima di poter issare la bandiera blu a dodici stelle.
Ma prima che le loro patrie diventino membri a tutti gli effetti dell’Europa che conta, decine di migliaia di cittadini balcanici potrebbero comunque presto approfittare dei vantaggi e dei benefici della Ue.
Potranno farlo però solo facendo le valigie ed emigrando in massa – con numeri sempre più massicci - verso la “locomotiva” produttiva europea, la Germania, dove manca manodopera. E quella balcanica fa sempre più gola, a Berlino, che progetta di aprire ancora di più le porte, senza troppi requisiti e lacciuoli, a lavoratori specializzati dai Balcani, bacino da cui attingere operai, manovali, ma anche ricercatori ed esperti in vari campi, depauperando severamente le economie della regione.
È lo scenario, strettamente legato alla questione dei ritardi dell’adesione alla Ue dei Balcani, che si va concretizzando sull’asse tra la regione balcanica e appunto la Germania, dove il governo sta facendo i conti con un problema sempre più serio. In un Paese che invecchia, dove nascono pochi bambini ma che continua a crescere, servono lavoratori, che non si trovano, mentre la crisi demografica morde. «Abbiamo bisogno di 400 mila immigrati ogni anno», ha ammesso Andrea Nahles, dell’Agenzia tedesca per il Lavoro, ma gli stranieri extra-Ue che vogliono venire in Germania affrontano ancora «troppi ostacoli» per entrare legalmente nel Paese.
Le cose cambieranno a breve. E i Balcani, bacino ideale cui attingere lavoratori specializzati, europei e facilmente integrabili, sono l’obiettivo ideale. È quanto contempla il progetto del nuovo “Einwanderungsgesetz”, legge sull’immigrazione ancora in bozza che, a partire dai prossimi mesi, dovrebbe spianare la strada all’arrivo di migliaia di cittadini extracomunitari in Germania, balcanici in testa. Legge che sarà basata, ha sintetizzato la Deutsche Welle su un «sistema a punti», che prevede facilitazioni d’ingresso per chi conosce un po’ di tedesco, ha esperienza di lavoro anche senza avere qualificazioni ad hoc in tasca o qualche legame con la Germania, come parenti che già vivono nel Paese.
Facilitazioni fondamentali, dato che Berlino pianifica di permettere «ai cittadini di Paesi terzi» fuori dalla Ue «e con buone potenzialità di entrare in Germania addirittura senza avere in tasca un contratto e un visto, grazie a una «opportunity card» della durata di un anno. Ma Berlino vuole fare di più, per quanto riguarda i Balcani, perché è sicuramente più facile “importare” lavoratori da una regione nel cuore dell’Europa. La Germania così ha intenzione di «garantire agli immigrati dai Balcani occidentali extra-Ue un accesso al mercato del lavoro tedesco senza limiti» temporali, ha anticipato Dw. Un progetto che ha avuto grande eco nella regione e rischia di peggiorare il quadro demografico nei Balcani, in particolare nei Paesi più poveri, come la Bosnia (che ha già 1,6 milioni di emigranti), Albania (1,2 milioni) e Macedonia del Nord (660mila), di cui tantissimi in Germania.
Ma la “fuga” verso Monaco e Berlino appare inevitabile perché la regione continua ad arrancare economicamente. Lo confermano dati del think tank austriaco Wiiw, che ha ricordato ieri che far rimanere i Balcani «in sala d’attesa ha mantenuto i redditi nella regione a un -30-40% rispetto alla Ue». Ue a cui tanti guardano, come miraggio e come meta per un futuro più dignitoso.
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