Medici, dentisti, giudici e impiegati: la Slovenia nella spirale degli scioperi
Lubiana investita da una serie senza precedenti di astensioni dal lavoro da parte di categorie-chiave

SLOVENIA Medici, dentisti, giudici, infine anche gli impiegati delle unità amministrative che incrociano le braccia e persino i pubblici ministeri che salgono sulle barricate, infuriati con il governo.
Ed è sempre più “scenario tedesco” per la Slovenia, dove la parola sciopero è ormai sinonimo di un turbolento inizio d’anno, in un Paese investito da una serie senza precedenti di astensioni dal lavoro da parte di categorie-chiave, organizzate per chiedere migliori salari e condizioni di lavoro.

Fra le ultime della serie, quella indetta dagli impiegati pubblici della stragrande maggioranza delle unità amministrative slovene, con 26 aree – incluse quelle delle maggiori città, Lubiana e Maribor – che da lunedì hanno optato per uno sciopero di tre giorni, mentre altre quindici unità hanno incrociato le braccia per una sola giornata, dopo il precedente sciopero di avvertimento del 15 novembre scorso. Lo sciopero di questa settimana ha visto fermarsi «quasi 2.340 impiegati, l’85% del totale» in Slovenia, ha reso noto Franciscek Verk, il numero uno del sindacato del comparto.
Le ragioni della lotta sono essenzialmente due: lavoro eccessivo e paghe basse. Un caso esemplare è stato raccontato proprio da Verk, che ha parlato dell’offerta di assunzione presentata dall’amministrazione a una giovane laureata in Legge, che si è vista mettere sul tavolo uno stipendio da 1.400 euro lordi al mese. È una somma misera per una laureata e per gli standard locali, in una Slovenia dove – a differenza dell’Italia – esiste il salario minimo, che nel 2023 è stato di soli duecento euro in meno rispetto alla proposta di stipendio fatta alla candidata. «La quale naturalmente ha deciso di rifiutare l’offerta», ha precisato Verk.
E poi c’è il problema di montagne di scartoffie e arretrati da smaltire. Servono allora più impiegati e assai meglio pagati che attualmente è la richiesta dei sindacati, «più che legittima», hanno assicurato, mentre il ministro della Pubblica amministrazione, Franc Props, ha cercato inutilmente di ammorbidire gli scioperanti evocando nuove assunzioni e invitando al dialogo.
Ma più che dialogo, di questi tempi, in Slovenia, la parola d’ordine è sempre più muro contro muro. Lo conferma la lunga lista degli scioperi già attuati o annunciati oltreconfine, un lungo elenco che segnala un malumore diffuso e problemi seri per l’esecutivo. Medici e dentisti hanno iniziato azioni di protesta fin dallo scorso 15 gennaio e il sindacato Fides – che ha pubblicato foto di suoi iscritti con i visi oscurati, perché rischierebbero ritorsioni – ha deciso l’altro ieri un’ulteriore radicalizzazione della protesta, accusando il governo di avere diffuso «dati falsati» sui compensi dei camici bianchi per «screditare l’intera categoria».
I giudici si sono fermati invece dal 10 al 24 di questo mese e i pubblici ministeri – che chiedono 1.200 euro lordi in più al mese – hanno incrociato le braccia ieri, interrompendo per tre ore l’attività dei tribunali in tutto il Paese e presentandosi in aula solo per i casi estremamente urgenti, mentre anche nelle scuole è segnalata una crescente agitazione. «La spirale degli scioperi è colpa dell’incompetenza del governo» e delle mancate «annunciate riforme» del comparto pubblico, ha così scritto il quotidiano Vecer. Il far finta di non vedere del premier Roberto Golob e dei ministri competenti è controproducente, «rende solo le cose peggiori», ha rincarato il quotidiano Delo. E per il primo ministro sloveno si prospettano settimane di fuoco, per placare malesseri sempre più evidenti.
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