Maxi sequestro di coca sul veliero in Atlantico: il super latitante serbo finisce in manette

L’operazione coordinata da Europol ha sgominato un cartello tra Sudamerica e Balcani. Confiscate 2,7 tonnellate di droga

Stefano Giantin
Una motovedetta della polizia serba in una foto di repertorio
Una motovedetta della polizia serba in una foto di repertorio

BELGRADO Un’operazione che ha contributo a mozzare uno dei tentacoli più pericolosi del cosiddetto “Balkan Cartel”. E che conferma per l’ennesima volta che i Balcani e criminali locali - alcuni con un lungo curriculum - sono diventati l’architrave del narcotraffico dal Sudamerica all’Europa. È quella andata in scena nei giorni scorsi tra l’oceano Atlantico e la Serbia, condotta dalle forze dell’ordine di diversi Paesi e che ha portato alla confisca di ben 2,7 tonnellate di cocaina e a sei arresti di alto livello. Cocaina, ha raccontato Europol, l’agenzia per la sicurezza Ue, che era in viaggio sull’Oceania Dos, un veliero di 22 metri, che è stato oggetto di un vero e proprio arrembaggio in acque internazionali da parte delle forze speciali spagnole.

A bordo, è stato ritrovato un quantitativo enorme di coca, uno dei sequestri più rilevanti mai registrati nel Vecchio continente. A finire in manette i piloti dell’imbarcazione, un cittadino ceco e un ucraino. Ma si trattava solo di manovalanza, perché gli architetti del mega-narcotraffico erano, ancora una volta, balcanici – serbi, per la precisione. Uno degli organizzatori, se non l’ideatore del business criminale, sarebbe Slobodan Kostovski, hanno svelato così i media serbi.

Si tratta di un super-ricercato dall’Interpol, nato a Novi Pazar 70 anni fa, fuggito nel 2018 da un carcere in Brasile, dove stava scontando una pena a 19 anni per contrabbando di droga.

Kostovski che è una figura apicale del milieu mafioso balcanico, fedele amico di Zeljko Raznatovic detto “Arkan”, criminale di alto livello e fra i più feroci paramilitari durante le guerre degli Anni Novanta, le sue “Tigri”. Secondo la stampa serba, Kostovski avrebbe partecipato a una celebre rapina a Stoccolma, nel 1979, come parte di una banda che comprendeva anche un misterioso italiano, Carlo Fabiani, prima dell’arresto lo stesso anno in Olanda, una delle tante tappe di una lunghissima carriera delinquenziale, prima del ritorno – per Arkan – in Jugoslavia, nel 1983. Kostovski che è finito finalmente in manette proprio in Serbia, assieme ad altri tre complici, in un’operazione condotta dalla polizia serba tra Belgrado e Novi Sad.

«Ci sono fondati elementi per sospettare che il gruppo criminale organizzato» sia stato coinvolto nel traffico di stupefacenti e nella sua vendita «tra il marzo 2022 e oggi», ha confermato la Procura anti-crimine serba. Traffico che era audace, nella sua organizzazione. Troppo complicato usare corrieri o nascondere la coca in container sulle navi. Meglio invece fare da soli, utilizzando appunto yacht, caricati di centinaia di chilogrammi di polvere bianca, da distribuire poi sul mercato europeo. Il “cartello” balcanico a cui faceva capo Kostovski è stato però «affondato», ha potuto annunciare Europol, che ha coordinato l’operazione che ha coinvolto non solo forze dell’ordine serbe, ma anche quelle di Brasile, Croazia, Francia, Polonia, Portogallo, Spagna e Slovenia.

Nell’azione, oltre alla droga, sono stati sequestrati anche mezzo milione di euro in contanti e telefonini che venivano usati per comunicare in maniera criptata attraverso sistemi come Encrochat, Sky Ecc e Anom, dando agli investigatori «una visione senza precedenti di come funziona una rete criminale» di questo livello. Secondo organizzazioni come Unodc e Gitoc, negli ultimi anni gruppi criminali balcanici sono diventati «attori-chiave nel traffico globale di droga», in particolare cocaina, ma anche eroina e cannabis, sfruttando la posizione strategica della regione. E contatti diretti in Sudamerica.

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