Lo specchio di mare davanti al molo di Zara restituisce una bitta di epoca austroungarica

Per decenni era rimasta sotto al fango ad una profondità di 5 metri

Per recuperarla i sub hanno usato grosse funi e speciali palloni ad aria

Andrea Marsanich

ZARA. L’antica e ricca storia marinara di Zara ha un capitolo in più, rappresentato dalla bitta metallica recuperata l’altro giorno e che probabilmente risale ai tempi dell’Impero austroungarico. La robusta e pesante colonnetta, che dovrebbe pesare tra gli 800 e i mille chili, era stata notata tempo fa mentre giaceva semi-sommersa dal fango nella parte occidentale del molo della Riva zaratina, ad almeno 5 metri di profondità.

Era finita in mare durante i bombardamenti

Anche se gli esperti preferiscono non dare ancora valutazioni definitive, molto fa supporre che la bitta sia stata scaraventata in mare durante i bombardamenti di Zara compiuti dalle forze alleate che, nella seconda guerra mondiale, causarono la morte di centinaia, anzi migliaia di civili e la distruzione di gran parte della città dalmata. Secondo altre fonti, forse la colonnetta potrebbe essere finita in acqua durante una delle opere di ristrutturazione della Riva, attuate dopo il 1945 quando Zara entrò a far parte della Jugoslavia di Tito.

Al centro internazionale per la desalinizzazione

Sia come sia, questa testimonianza della Zara che fu è stata trasportata al Centro internazionale di Zara per l’archeologia subacquea, dove nei prossimi giorni sarà sottoposta a desalinizzazione, restaurata e conservata per poi venire esposta al pubblico. Potrà essere ammirata nella collezione di reperti archeologici subacquei, ospitata nella rinnovata chiesa di San Nicolò a Zara.

Il migliore sub all’opera

Tornando alle operazioni di recupero, queste sono state volute dall’Autorità portuale di Zara che per l’occasione ha ingaggiato il Club diving Sveti Roko di Bibbigne, il quale ha messo in campo (anzi in mare) il suo elemento migliore, Tani Iglic, assistito dal collega Eugen Kogoj. I due sub hanno effettuato i preparativi cingendo la bitta con una serie di pesanti funi, poi agganciate a palloni contenenti aria che hanno sollevato il pesante oggetto, riportandolo in superficie. Quindi la bitta è stata trascinata fino al ciglio della banchina, sollevata da una gru e deposta su un camion che l’ha trasportata fino al predetto Centro zaratino, dove è stata presa in consegna dagli archeologi subacquei Luka Bekic e Roko Suric e dai loro collaboratori.

Buono stato di conservazione

Già il primo controllo preliminare ha evidenziato il buono stato della colonnetta, in mare da almeno 70-80 e più anni. Fermo restando, hanno concluso gli esperti, che ha urgente bisogno di conservazione in quanto l’aria è il peggior nemico e potrebbe distruggerla rapidamente. «L’estrazione non è stata difficile ed anzi si è svolta in breve tempo – ha detto Igilic, contattato dai giornalisti – sono stati molto più complessi i lavori preliminari, ma alla fine l’azione di recupero si è conclusa in modo brillante e noi siamo orgogliosi di avere restituito a Zara un pezzo del suo passato, che prossimamente abitanti e turisti avranno occasione di vedere nella chiesa di San Nicolò». Quanto alla collocazione origigaria, come dicevamo, dovrebbe trattarsi di una bitta posizionata all’epoca dell’imperatore Francesco Giuseppe I, quando la Riva assunse l’attuale forma.

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