L’idea di Edi Rama: creare una Dayton per definire la pace tra Serbia e Kosovo

La proposta ha già ricevuto il placet di Washington e di Bruxelles. La filosofia è che nessuno lascia la trattativa senza accordo

Mauro Manzin
epa10715863 A man holds a banner reading in Serbian "Serbia Is heart of Kosovo" during a rally of support for Serbian people in Kosovo, in Belgrade, Serbia, 28 June 2023. Right wing nationalists have protested demanding better treatment of Serbian population in Kosovo. EPA/ANDREJ CUKIC
epa10715863 A man holds a banner reading in Serbian "Serbia Is heart of Kosovo" during a rally of support for Serbian people in Kosovo, in Belgrade, Serbia, 28 June 2023. Right wing nationalists have protested demanding better treatment of Serbian population in Kosovo. EPA/ANDREJ CUKIC

ZAGABRIA La situazione in Kosovo è sempre più tesa, la ricerca di una soluzione per le relazioni serbo-kosovare è giunta a un vicolo cieco e il dialogo reciproco si è trasformato in monologhi senza più proposte concrete per uscire dalla crisi.

Pertanto, il primo ministro albanese Edi Rama ha proposto di convocare una conferenza internazionale sul Kosovo, cioè sulle relazioni serbo-kosovare, che è stata approvata a Bruxelles e Washington. E prima di qualsiasi accordo concreto, si può dichiarare che si tratterà di una nuova Dayton, perché come ha detto Rama «non devono essere autorizzati a partire senza un accordo». ll politologo serbo Dušan Janjić ha osservato per Danas di Belgrado: «Questa proposta non sarà respinta», perché è stata formulata nella forma di »prendere o lasciare».

Ricordiamo che nel 1995 le delegazioni di Croazia, Serbia e Bosnia ed Erzegovina, cioè bosniaci, croati e serbi, erano isolate nella base militare americana di Dayton e non potevano lasciarla finché non si fossero accordate. Una situazione simile è all'orizzonte per risolvere una delle più grandi crisi in Europa, che ancora una volta minaccia possibili conflitti.

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha sostenuto l'idea di Rama: «È giunto il momento di un approccio globale e di compiere passi verso la normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia». Secondo quanto annunciato, i partecipanti sarebbero rappresentanti dell'Ue, quindi dei principali Paesi Ue - Germania, Francia e Italia - con la possibile partecipazione di Paesi limitrofi come Ungheria, Grecia e Albania, e di alcuni Paesi della regione (probabilmente Croazia e Slovenia), poi Usa e Gran Bretagna, ma anche la delegazione Nato, perché il segretario generale Jens Stoltenberg ebbe a dire che «la situazione in Kosovo richiede maggiore cooperazione e impegno da parte dell'Ue e della Nato», le cui forze di pace sono in Kosovo comunque.

La Russia non parteciperà alla conferenza e non è ancora noto se sarà invitata la Turchia. Vale a dire, come scrive la Danas di Belgrado, Bruxelles è già entrata nella fase organizzativa, perché l'attuale forma di dialogo, che va avanti da anni, non ha prodotto risultati tangibili. Nuove elezioni sarebbero state indette nei comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo, motivo di una nuova escalation del conflitto. Uno dei principali punti di contesa è il cosiddetto L'unione delle municipalità serbe, che dovrebbe garantire i diritti politici e di minoranza ai serbi nel nord del Kosovo, dove sono la maggioranza. Il problema però è che Belgrado e Pristina «leggono» e vivono le Comunià serbe in modi diversi.

La Serbia immagina la Comunità praticamente come un'unità federale, cioè una nuova versione della Republika Srpska, mentre a Pristina, così come a Bruxelles, temono questo scenario, ritenendo che la “bosniaizzazione” del Kosovo ne farebbe nascere un'altra simile”. Il primo ministro Albin Kurti propone lopzione croata cioè il modo in cui la comunità serba ha diritti in Croazia. Kurti non è favorevole al formato delle Comunità (anche se difficilmente può evitarlo) e insiste affinché si applichi solo l'accordo di base di Bruxelles e Ohrid, mentre a Belgrado ripetono insistentemente «che non hanno firmato nulla», che «è è solo una proposta di discussione».

La conferenza internazionale dovrebbe concludersi con risultati concreti: l'istituzione della Comunità serba probabilmente non come Republika Srpska, ma nemmeno come autonomia culturale; poi, magari non ci sarebbe (almeno non nella prima fase) un riconoscimento diretto tra i due Paesi, ma si converrebbe che Belgrado "accetta" l'indipendenza del Kosovo e abbandona l'agenda "Kosovo è Serbia", e non ostacolare la sua adesione alle Nazioni Unite.

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