L’Albania incorona il premier Rama e sceglie la continuità del governo dei socialisti

Quarto mandato consecutivo per il primo ministro uscente che batte il Pd col 53%. La promessa del vincitore è l’ingresso del paese nell’Unione europea entro il 2030

 

Stefano Giantin
Edi Rama, il premier uscente e riconfermato parla alla stampa dopo aver votato Foto Epa
Edi Rama, il premier uscente e riconfermato parla alla stampa dopo aver votato Foto Epa

L’Albania non cambia. E ripunta ancora una volta – la quarta di seguito – sul premier socialista Edi Rama, per essere condotta a passi spediti verso l’adesione all’Unione europea, uno dei cavalli di battaglia dell’attuale leadership al potere a Tirana.

È il quadro confermato dai primi risultati ufficiali, ancora preliminari, che riguardano le importanti elezioni parlamentari tenutesi domenica nel paese delle Aquile, alle quali per la prima volta hanno votato anche gli emigrati. E alle urne gli albanesi hanno suggerito di essere soddisfatti da chi li ha governati negli ultimi dodici anni, leggi Rama e il suo Partito socialista.

Malgrado lo spoglio sia proceduto lunedì con estrema lentezza, i dati resi pubblici dalla Commissione elettorale nazionale (Kqz) hanno lasciato poco margine ai dubbi, confermando la vittoria di Rama.

Anzi, si è trattato di un vero e proprio trionfo. Sulla base di più della metà dei seggi scrutinati, infatti, il Partito socialista (Ps) albanese di Rama ha conquistato poco meno del 53% dei consensi, sufficiente per aggiudicarsi, secondo le prime proiezioni dei media di Tirana, la bellezza di 83 seggi – dunque la maggioranza assoluta nel Parlamento composta da 140 deputati – nove in più rispetto alle ultime elezioni.

Non ha sfondato invece la coalizione di centrodestra costruita attorno al Partito democratico (Pd) dell’anziano ex presidente e già premier Sali Berisha, fermatosi intorno al 34%, dato che equivarrebbe a solo 51 deputati.

I pochi seggi rimanenti dovrebbero venir spartiti tra il Partito socialdemocratico (tre deputati secondo i dati ancora non definitivi), movimento politico vicino a Rama, la nuova formazione Mundesia (1 seggio), fondata dall’imprenditore Agron Shehaj, un “fuoriuscito” dal centrodestra, che ha abbandonato il partito di Berisha per giocarsi da solo le proprie carte.

A contendersi un seggio a testa, il Movimento Insieme (collocazione a sinistra), del docente universitario Arlind Qori, il Nisma-Shb dell’attivista e avvocato Adriatik Lapaj e il Partito dell’opportunità (centrodestra filoeuropeista) di Agron Shehaj, mentre avrebbe mancato il ritorno in Parlamento l’ex leader del centrodestra Lulzim Basha, promotore anch’egli di una nuova formazione politica, accreditata però solo dell’1,1% dei consensi.

Il consolidamento del quadro potrà arrivare tuttavia solo da dati quasi definitivi, pronti «entro martedì pomeriggio», ha assicurato il numero uno della commissione elettorale, Ilirjan Celibashi, che ha specificato che le operazioni di voto, a parte qualche incidente, si sono svolte con regolarità. Di certo, l’affluenza è stata più bassa che nel 2021, veleggiando questa volta poco sopra il 42%. Nell’attesa, le bocche rimangono cucite.

Rama – che in campagna elettorale ha promesso di portare l’Albania nella Ue entro il 2030 – si è limitato fino a ieri sera a postare sul suo seguitissimo profilo Facebook una foto di spalle, annunciando di aver ricevuto una telefonata «dal fratello Hashim». Si tratta di Hashim Thaci, ex presidente del Kosovo alla sbarra per crimini di guerra «ma in gran forma», ha scritto Rama. Che, osservando l’immagine postata sui social, si è fatto ritrarre mentre preparava il discorso di celebrazione della vittoria per il possibile quarto mandato di fila, un primato.

Berisha, che aveva cercato di presentarsi come il Trump di Tirana, con la promessa di fare «Grande l’Albania» – con il sostegno del guru Usa Chris LaCivita – si è invece limitato a fare appello ai sostenitori del Pd a vigilare affinché ogni voto per lui «sia contato, perché ogni voto contro il regime merita il più grande rispetto», evocando al contempo irregolarità e presunto uso di risorse pubbliche per far vincere il Partito socialista del rivale Rama. —

 

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