L’Austria alla Bulgaria: un muro anti-migranti al confine con la Turchia

Secondo il Cancelliere austriaco Bruxelles potrebbe fornire i fondi necessari per rafforzare la frontiera «particolarmente trafficata»

Stefano Giantin

Nel 2015, all’apice della crisi migratoria, l’Ungheria fece di testa sua erigendo in tutta fretta una lunghissima barriera metallica al confine con la Serbia, attirandosi critiche e provocando aspre polemiche nel Vecchio continente e oltre. I tempi però cambiano. E nell’Europa di oggi i “muri” sembrano ormai essere stati sdoganati – e possono venire usati anche come potenziale merce di scambio. Lo suggeriscono le evoluzioni viste sull’asse tra Austria e Romania e Bulgaria, con questi ultimi due Paesi, nella Ue dal 2007, ancora scottati per l’ennesimo no all’ingresso nell’area di libera circolazione di Schengen.

L'area rimane off-limits anche e soprattutto per il veto di Vienna, giustificato dall’aumento dei flussi migratori via Rotta balcanica; e Romania e Bulgaria avrebbero un ruolo nel fenomeno, è il sospetto della leadership austriaca. Come superare l’impasse? Magari con un muro anti-migranti, da innalzare nella speranza di ricevere poi l’ok all’ingresso in Schengen il prossimo anno: è questa la lettura di molti, a Bucarest e soprattutto a Sofia. Il muro, assai costoso, andrebbe costruito per sigillare la frontiera bulgaro-turca, dal 2017 già chiusa per 270 km da una recinzione metallica, che sarebbe però poco funzionale e facilmente superabile da migranti e profughi.

L’idea è stata fatta circolare dallo stesso Cancelliere austriaco, Karl Nehammer, che ha perfino suggerito che sia l’Europa a «fornire i due miliardi di euro» che servirebbero alla Bulgaria per «completare l’opera» esistente e «rafforzare la recinzione lungo il confine con la Turchia». Confine, ha detto Nehammer all’ultimo Consiglio europeo, come molti altri «particolarmente trafficato» e poroso: da lì tanti disperati entrano per poi proseguire lungo i tanti rivoli della Rotta balcanica, inclusi quelli via Bulgaria e Romania. E allora perché non pensare a «barriere fisiche» che funzionino, «sostegno importante per le forze di polizia», ha detto il leader austriaco, segnalando che anche la Grecia ha da tempo creato «una barriera imponente» verso la Turchia, sul fiume Evros, così solida «da non poter essere attaccata nemmeno con la forza». Insomma secondo l’Austria sarebbe ora di rompere il «tabù dei muri», che per di più «non sono una cosa nuova», ha aggiunto Nehammer.

La posizione del Cancelliere sta provocando inevitabili discussioni anche a Vienna. Solo fare appello a «costruire muri attorno all’Europa da parte dell’Austria contribuisce più a fomentare i contrasti che a una soluzione» di problemi che esistono, ha detto Sigrid Maurer, capogruppo dei Verdi austriaci in Parlamento; ma per la ministra per gli Affari europei Karoline Edtstadler «senza barriere» ai confini esterni Ue non ci può più essere un efficace «difesa delle frontiere». L’idea di Nehammer non sarebbe piaciuta, tra gli altri, nemmeno a Germania, Svezia, Paesi Bassi e Italia e pure la commissaria Ue agli Interni Ilva Johansson sarebbe stata «estremamente critica» verso Vienna, ha sostenuto l’eurodeputato romeno Rares Bogdan, secondo il quale «le barriere non risolvono un problema europeo». E comunque «a migliaia passano lo stesso in Ungheria attraverso il muro di Orban» mentre in Romania e Bulgaria i flussi sarebbero risibili, ha assicurato. Flussi che però ci sono e crescono. Gli ultimi dati Frontex parlano di 140mila rintracci nei Balcani occidentali (+152% su base annua), ai livelli più alti dal 2015 – ma i dati non includono Romania e Bulgaria.

Di certo i muri piacciono sempre di più, non solo in Austria ma a livello globale. Uno studio dell’Università del Quebec ha calcolato che sono ormai 74 le barriere ai confini in tutto il mondo, sei volte in più rispetto ai tempi della Guerra fredda, con 32mila km serrati da cancellate e filo spinato: dall’Ungheria alla frontiera Polonia - Bielorussia, dalla Grecia alla Macedonia del Nord, con pochi Stati in controtendenza, come la Slovenia.st.g.

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