L’ambasciatore Trichilo: «Italia e Croazia assieme per l’integrazione europea»

L’ambasciatore d’Italia alla sua sesta sede all’estero con l’incarico a Zagabria: «Appena insediato il nuovo governo lavoreremo al Business Forum congiunto»
Giovanni Vale
Paolo Trichilo
Paolo Trichilo

ZAGABRIA Paolo Trichilo è il nuovo ambasciatore d’Italia a Zagabria. Classe 1964, è la sua sesta sede all’estero, l’ultima era stata a Lubiana come ambasciatore.

Come ha passato il suo primo mese a Zagabria?

«È stato un periodo molto intenso. Oltre alla presentazione delle credenziali al Capo dello Stato e la visita al Ministro degli Esteri, peraltro in questa fase elettorale, solo per menzionare le attività pubbliche più rilevanti, ho svolto interventi d’apertura a Zagabria alla conferenza sulle Smart Cities organizzata dall’Ice e a quella sulla Valle dell’idrogeno del nord-adriatico con la Camera di commercio italo-croata e alla conferenza sulla Blue economy a Zara nell’ambito del programma Interreg Italia-Croazia. Chi fosse interessato, può seguire le attività sul profilo dell’Ambasciata su X italyincroatia».

Le relazioni italo-croate sembrano ottime in questo momento. C’è il rischio che questo idillio si rompa se il governo croato dovesse cambiare bruscamente dopo le elezioni?

«I rapporti sono in una fase eccellente e sono stati rilanciati al più alto livello, con la visita del Presidente del Consiglio a novembre e con il comitato congiunto dei ministri a febbraio, presieduto dai rispettivi Ministri degli Esteri. Italia e Croazia sono entrambi paesi membri dell’Unione europea e della Nato e entrambi hanno un forte e reciproco interesse a collaborare; i suddetti incontri hanno contribuito a costruire basi solide e forti per la collaborazione futura».

La Croazia teme che la reintroduzione dei controlli alle frontiere Schengen da parte di Italia e Slovenia possa danneggiare il turismo…

«Italia, Slovenia e Croazia si incontrano regolarmente a livello ministeriale per discutere di questi temi e questo formato trilaterale rappresenta una positiva novità che non esisteva quando io ero ambasciatore in Slovenia. Il governo italiano comprende la sensibilità croata ed è cosciente della situazione. C’è però anche comunità di intenti con Zagabria e Lubiana sulla necessità di controllare il territorio e contrastare l’immigrazione illegale. Tutto avviene insomma in modo coordinato».

L’Italia è il primo partner commerciale della Croazia. Quali opportunità ci sono qui per le imprese italiane?

«I dati sono lusinghieri. L’Italia è leader anche qui in molti settori, dall’abbigliamento, ai macchinari industriali, all’acciaio… Sarà importante affiancare ai settori tradizionali anche quelli a alto contenuto tecnologico, a cui la Croazia è particolarmente attenta. Inoltre, consideriamo il fatto che, a livello europeo, la Croazia è il maggior beneficiario dei fondi del Pnrr in relazione al peso della propria economia: 11,6% del Pil croato. Appena il nuovo governo croato si sarà insediato, lavoreremo per l’organizzazione del prossimo Business Forum italo-croato».

L’allargamento europeo ai Balcani è un altro grande tema di cui dovrà occuparsi a Zagabria. L’atteggiamento croato sulla Bosnia-Erzegovina è costruttivo?

«Come affermato a più riprese dal ministro Tajani, l’integrazione europea dei Balcani occidentali è una priorità della politica estera italiana ed è nell’interesse di tutta l’Europa. Con Zagabria abbiamo un’ottima collaborazione anche su questo punto e la Croazia rimane una forza propulsiva nel processo d’integrazione europea della regione».

Ha già incontrato i rappresentanti della comunità italiana in Croazia.

«Sì, una delle mie prime missioni è stata proprio a Fiume. Il quadro è positivo. Ho saputo che a giugno sarà riconosciuto il dialetto fiumano, dopo il riconoscimento dell’istroveneto e dell’istrioto. Sono conquiste che arricchiscono entrambi i paesi e la minoranza è sicuramente un ponte vivente che ci unisce. Tra le sfide da affrontare vedo quella dell’unitarietà, ma anche del saper puntare sui giovani, sulla digitalizzazione… la tutela della minoranza non può avvenire solo nel quadro giuridico, serve capacità di agire per non perdere questo preziosissimo patrimonio».

Riproduzione riservata © il Nord Est